Sfila l’ultimo rosso E il mondo della moda s’inchina a Valentino

Lo stilista chiude la carriera a Parigi. Ad applaudirlo i colleghi e tante celebrità

da Parigi

L’ultima sfilata di Valentino è come la prima: una grandiosa prova d’eleganza e maestria, la perfezione intesa come necessità. I 72 capi della collezione couture per la prossima estate sembravano struggenti omaggi floreali a quell’ideale di bellezza femminile che il grande couturier ha inseguito tutta la vita. Non è facile rimanere fedeli a se stessi e ai propri sogni per quasi mezzo secolo, ma l’uomo che ieri sera ha detto addio alle passerelle dicendosi a sorpresa «pazzo di gioia» ce l’ha fatta regalando momenti d’intensa commozione a chi nella moda riesce a vedere il lato umano oltre al business.
«Ci mancherà moltissimo - dice Uma Thurman - con lui tutte le donne del mondo potevano diventare belle e chic». Amici, colleghi e vip dichiarano in coro di essere tristi: da Marisa Berenson ad Alber Elbaz, da David Furnish che è il marito di Elton John ad Emmanuel Ungaro che ha fatto la stessa scuola di haute couture nella Parigi del secondo dopoguerra.
«Tristezza è una parola grossa: deve iniziare un nuovo capitolo nella vita ma sono sicura che ce la farà» esclama con teutonico pragmatismo Claudia Schiffer. Le dà ragione Miuccia Prada: «Sono contenta per lui: è così bravo e ha resistito tanto tempo. Ma dovremmo dire molto di più: non si può sintetizzare il lavoro di una vita in poche parole». Farah Diba ci riesce. «Ha fatto la storia della moda» esclama per poi mormorare con un filo di voce: «È un grande amico nella buona e nella cattiva sorte, merita ogni felicità». L’ex imperatrice di Persia non può dimenticare il gentile omaggio che le fece Valentino spedendole il cappotto di cashmere e zibellino con cui lei, la mattina del 16 gennaio 1979, partì in esilio da Teheran. Eva Herzigowa ricorda sorridendo l’imperativo categorico dettato alle modelle durante le prove: «Non si mangia prima dei defilé, dovete essere sottili come giunchi». È esattamente così Alessandra Facchinetti avvolta in un superbo capo d’archivio del 1968, «l’anno di una meravigliosa collezione bianca» secondo Valentino che tra tanti talenti non ha certo quello della profondità nell’osservare il mondo e la storia con disincanto. La deliziosa ragazza che da oggi lo sostituirà alla guida creativa della maison, sembra invece capace di mediare tra etica ed estetica. Così dichiara: «Mi sarebbe tanto piaciuto lavorare con lui e invece l’ho incontrato solo una volta, prima di Natale. Il suo consiglio è stato: guarda le mie cose e fai le tue. Non sarà facile, ma spero proprio di meritare la sua stima». È l’augurio più giusto e sincero da farsi a questo punto anche se non tutti riescono a capire quanto sia importante pensare al futuro con ottimismo e buona volontà. Ad esempio pare che Simona Ventura abbia sentenziato: «Secondo me qui finisce l’alta moda», meritando un’occhiataccia dal management di Valentino Fashion Group che punta al cambiamento, non alla rivoluzione. «Porteremo avanti questo codice stilistico» conclude l’amministratore delegato Stefano Sassi.
Se la donna di Valentino per l’estate 2008 è un fiore sofisticato quella di Jean Paul Gaultier è una sirena spuntata da tutti i mari del mondo con pregi e difetti in parti uguali.

La modernità dei tatuaggi da marinaio trasformati in magnifici disegni sulla blusa indossata sotto al bellissimo tailleur pantalone blu, sembra quasi sciogliersi come il sale nell'acqua per l'eccessiva quantità di orpelli nell'abito con ricami a tentacolo di medusa e nell'importabile anche se bellissimo bustier d'oro e conchiglie. Del resto si sa che il canto delle sirene fa perdere la rotta anche ai grandi naviganti. Ma Gaultier è come Ulisse: una ne fa e cento ne pensa restando comunque il migliore.

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