Le barche agghindate per il carnevale del mare a sfilare nella notte accesa di lumini fino alla Baia del Silenzio. Nel sito magico di una Sestri Levante magica che domani dalle 21 (alle 23 i fuochi dartificio) si concede la Barcarolata, una storia di vecchi rituali che si consumano in quelle barche «travestite» di nascosto che cercano di aggiudicarsi il pomo della più bella saluta dai fuochi d'artificio. Giuria piazzata sulla terrazza del Gran Hotel Miramare e la folla allungata sulla spiaggia fino alla salita dei Cappuccini. Una storia a corrente alternata che mozza il fiato quando replica quell'appuntamento, che sa di mare, di patti e offerte. Che sa della Sestri d'antan, che agguanta alla gola chi c'era, magari scalzo o con le scarpe d'una misura in più. Tutto questo lo ha rispolverato ne «La vera storia della Barcarola» (Marco Sabatelli Editore, 45 pagine) Giovanna Bregante, sestrina doc, ex prof di lettere che adesso maneggia l'arte culinaria al ristorante Marchesino. Perché nel 93 fu lei con Sergio Mori, allora presidente della Lega Navale, e Rudy Ciuffardi del Polpo Mario a «riaccendere le luci a Sestri», riallestendo la Barcarolata, sparita da almeno un ventennio.
Oggi si rinnova l'appuntamento, ma Giovanna l'ha trascritta in un libro lieve, deliziosamente illustrato da Yvette Broadley, questa storia-spaccato della Bimare di pescatori e ville da sogno, di marchesi, conti e grandi alberghi. Di ragazzine con i calzettoni e gli abiti di cotonina in bilico a spiare le lussuose sale da balle. È tornata all'origine della festa schizzando il ritratto di chi nel dopoguerra ha innescato la rinascita turistica di Sestri, il cavalier commendator Giovanni Magnelli, presidente della rinata Azienda Autonoma di Soggiorno, «elegantissimo in lino bianco, con un bastone da passeggio di midollino, il cappello di panama chiaro e l'aspetto bonario del dottore di famiglia». C'era da riconsegnare un paese svilito dalla guerra alla sua tradizione di accoglienza e vitalità. Giovanna danza in punta di penna, racconta per immagini, tratteggia i pescatori burberi e le uscite in mare sulla barca di «papà Lazzaro detto Batista e soprannominato Baciollo», e gioca a ricomporre il mondo del carruggio, della Gaetaninna e del vino nel pirone. Ma c'è da raccogliere l'eredità di Magnelli per scoprire da dove arriva la Barcarolata. Giovanna trascrive il racconto del CavalierCommendatorMagnelli, di quella «bollente» estate del 1923, dell'industriale piemontese Riccardo Gualino che si compra la penisola (all'ora isola) per costruirci «quell'insieme di castelli, torrette e depandance per incontri amorosi» (oggi I Castelli). Peccato che dove era prevista la sala da ballo sorgesse il vecchio camposanto di Sestri. Apriticielo, «ma Gualino la spuntò e con u Cegu - mediatore, regalò alla Bimare nell'estate del 23 una festa straordinariamente romantica, allegra e lunare». Le barche dei pescatori si riempirono di lumetti di cera e lampioncini di carta colorata «presi dalle scansie dell'unica bottega», il nostralino correva a fiumi e pare che una certa «Teresin desse mostra del suo carattere passionale e bollente con una danza del ventre che sconvolse le matrone sestresi e accese gli sguardi voraci dei zuenotti». Tra storia e mito, ma la guerra la mise in stand by, finché Magnelli riagguanto quella parata di luci nella Baia e la chiamò Barcarolata. Fino agli anni '70, poi ancora silenzio.
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