Roma - Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Sui volti dei sopravvissuti, come scrisse più tardi Primo Levi, tutto lo stupore per il male altrui. Con numerose iniziative in tutta Italia oggi si celebra la Giornata della memoria delle vittime dell'Olocausto. "Ciò che é stato non abbia mai più a ripetersi", ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in un messaggio in occasione della posa della prima pietra del memoriale della Shoah alla stazione di Milano. Per il presidente della Camera, Fini, "ricordare l'orrore della Shoah è un dovere di tutte le istituzioni e di ogni cittadino".
Il Papa: rispetto della vita In occasione del giorno della memoria il Papa parla in tedesco all’udienza generale del mercoledì. Denuncia "l’orribile crimine" che "la megalomania disumana e l’odio razzista dell’ideologia nazista portarono in Germania", sottolinea come la Shoah ammonisca gli esseri umani a sentirsi "una grande famiglia" e a rispettare in modo "assoluto" la "dignità della persona e della vita umana", e prega Dio affinché "non si ripetano mai tali terribili avvenimenti". «Esattamente 65 anni fa, il 27 gennaio 1945, il campo di concentramento di Auschwitz - ricorda Ratzinger - fu liberato dall’esercito sovietico. Le sconvolgenti testimonianze dei sopravvissuti mostrarono al mondo a quale orribile crimine la megalomania disumana e l’odio razzista dell’ideologia nazista portarono in Germania".
La dignità dell'uomo "Il ricordo di questi fatti, in particolare la tragedia della Shoah che ha colpito il popolo ebraico - ha aggiunto il Pontefice - così come la testimonianza di tutti coloro che si sono opposti a questa follia a rischio della propria vita, ci ricorda sempre più all’assoluto rispetto della dignità della persona e della vita umana. Tutte le persone di tutti i popoli e di ogni luogo devono percepirsi come una sola grande famiglia. Dio onnipotente illumini i cuori e le menti affinché non si ripetano mai tali terribili avvenimenti".
Israele ha diritto alla sicurezza Nel giorno della memoria Napolitano ribadisce il diritto dello Stato di Israele a vivere in sicurezza. Salutando il premio nobel per la pace Elie Wiesel, al Quirinale per la cerimonia ufficiale in ricordo delle vittime dell’Olocausto, il presidente della Repubblica ha espresso ammirazione "per il suo impegno incessante a trasmettere la memoria, a lottare per i diritti dell’uomo, la libertà e la pacifica convivenza tra i popoli". Sono "ideali comuni", come anche "la lotta per la libertà e il pieno riconoscimento dei diritti dei popoli, e in particolare per il diritto dello Stato di Israele di vivere in sicurezza" ha aggiunto. Napolitano, che aveva ascoltato anche gli interventi di alcuni studenti, ha assicurato loro che "non chiediamo di meglio di lasciarvi il testimone" della memoria dell’Olocausto.
Berlusconi: ricordo è un dovere Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rende omaggio al giorno della memoria "in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti". Si tratta, scrive il premier in un messaggio, di "un’iniziativa importante del parlamento italiano, che ha portato all’attenzione dello Stato e di tutto il Paese il ricordo di un evento fino a quel momento coltivato prevalentemente dalla comunità ebraica, che ne è stata vittima. Grazie a questo provvedimento, il ricordo della Shoah è uscito dallo stretto ambito privato ed è stato affidato alle istituzioni il compito di rendere omaggio alle vittime e di proteggere le future generazioni da deliranti ideologie ispirate dall’odio razziale".
Wiesel: Italia tiene viva la memoria "Io e mia moglie Marion ci congratuliamo con l’Italia. Abbiamo partecipato a tante cerimonie e visitato tanti paesi dove viene celebrata la Memoria e posso dire che l’Italia costituisce un modello perchè questa commemorazione abbraccia tutte le sfere sociali»" Sono le parole con le quali Elie Wiesel, scrittore e premio Nobel per la Pace scampato alla morte nei campi di concentramento nazisti, ha iniziato il proprio discorso alla Camera, ospite della celebrazione della Giornata della Memoria.
Ricordo Primo Levi "Oggi sono qui, davanti a voi - ha aggiunto Wiesel ricordano il suo numero di matricola (A7713) da deportato nei campi di sterminio nazisti - e non so ricordo se ci fossero degli italiani a Buchenwald. Di certo c’erano ad Auschwitz. Ho incrociato forse Primo Levi, fummo assegnati alla stessa baracca. Ricordo il treno che ci portava a Buchenwald, ricordo la tormenta di neve. E le parolo di Levi, dopo, che dice che ad Auschwitz non c’era luce".
Pace tra israeliani e palestinesi "Dobbiamo credere - ha concluso - che non ci sarà mai più guerra tra Israele e i suoi vicini, come è avvenuto tra francesi e tedeschi che si uccidevano per pochi chilometri di terra. La pace un giorno arriverà. Se Israele ha potuto farla con la Germania, potrà farla con i suoi vicini".
Ahmadinejad? Da processare all'Aja La memoria della Shoah rappresenta "un insegnamento vitale per i vivi" ma "spesso il mondo si è rifiutato di ascoltare" ed accade anche oggi.
"Come si può trattare con un presidente di nazione come Ahmadinejad che non riconosce la Shoah nè il diritto di Israele ad esistere? - si è chiesto - Dovrebbe essere arrestato e tradotto davanti alla Corte penale internazionale dell’Aja per incitazione a crimini contro l’umanità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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