Sicilia, con l'aiuto del Pd Lombardo resiste: sconfitti Udc e lealisti del Pdl

Grazie all'astensione dei democratici è stato bocciato l'ordine del giorno di censura al governatore. Diventa dunque ufficiale l'appoggio della sinistra. Il segretario centrista Cesa: «C'è una maggioranza diversa da quella votata nel 2008 dai siciliani»

Come volevasi dimostrare. Il Pd, lo ha certificato il voto d'Aula, in Sicilia appoggia ufficialmente il governo regionale di centrodestra guidato da Raffaele Lombardo. Un governo anomalo, che vede all'opposizione l'Udc e una parte del Pdl, quella «lealista» che fa capo a livello nazionale al ministro di Giustizia Angelino Alfano e al presidente del Senato, Renato Schifani, ma pur sempre un governo di centrodestra, visto che come tale è stato incoronato a larga maggioranza dagli elettori alle elezioni del 2008. In una notte che definire dei lunghi coltelli è un eufemismo, quella appena trascorsa, è stato infatti bocciato l'ordine del giorno di censura a Lombardo siglato da Udc e lealisti del Pdl: hanno votato no, compatti, Mpa - il partito del presidente - e deputati del Pdl Sicilia, alias l'ala in contrasto con i lealisti che fa capo al sottosegretario Gianfranco Micciché e che con Lombardo è in giunta; hanno votato si centristi e lealisti del Pdl; e si è astenuto il Pd, provocando, di fatto, l'approvazione della linea di governo.
Esulta Lombardo, per quella che è una prova di forza della maggioranza anomala da lui creata con l'ultimo rimpasto di governo: «In Aula - ha commentato - c'è stato un dibattito senza molti contenuti politici e programmatici, dove ho colto anche sentimenti di rabbia. Mi auguro di trovare un'atmosfera diversa quando entreremo nel merito delle leggi di riforma».
Furibondo invece l'Udc, che con l'avvento di Lombardo è diventato di fatto partito d'opposizione, fuori com'è da tutto. «L'Udc in Sicilia - tuona il segretario centrista Lorenzo Cesa - è coerentemente all'opposizione del governo Lombardo e nella sua azione politica ha il pieno sostegno della segreteria nazionale: a nessuno sono consentite furberie e fughe in avanti che tradirebbero il valore delle scelte fin qui operate. Il rispetto delle regole democratiche e del voto popolare non possono per nessuna ragione venire meno.

Oggi invece constatiamo che alla regione si è formata una maggioranza diversa da quella votata nel 2008 dai siciliani: tutto ciò allontana i cittadini dalla politica e scava un fossato tra la società e le istituzioni. Dispiace - conclude Cesa - che il Pd non si sia reso conto della gravità della situazione e che faccia da "banca del sangue" a un governo senza più alcuna legittimità popolare».

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