Come volevasi dimostrare. La prossima tappa del ribaltone siciliano alla guida della Regione sarà l'ingresso ufficiale, nella giunta "fu" di centrodestra guidata dal governatore Raffaele Lombardo (Mpa), del Partito democratico. Archiviato il capitolo Finanziaria, che di fatto ha certificato l'inciucio con la sinistra - il documento è stato votato da larga parte del Pd, mentre il Pdl ufficiale dei "lealisti" ha votato no piazzandosi all'opposizione - il dibattito adesso si sposta su un possibile rimpasto, il quarto, che dovrebbe avvenire tra un mesetto e che, come ha detto lo stesso governatore Lombardo, dovrebbe essere teso a rafforzare la nuova maggioranza. Come? Con l'ingresso ufficiale nella maggioranza medesima di chi ha sostenuto il governo Lombardo, alias i democratici. E poco importa se, in nome delle riforme, il Pd si ritrova accanto, oltre l' Mpa, anche Pdl Sicilia, cioè i "ribelli" Pdl guidati dal sottosegretario Gianfranco Miccichè e comprendenti anche i finiani.
Il Pd già è pronto al salto. «Su finanziaria e bilancio - dice il segretario regionale Giuseppe Lupo - abbiamo ottenuto una vittoria politica di merito e di metodo, rilevante. Entro giugno, come da tempo stabilito, daremo vita a una grande consultazione tra i nostri iscritti per fare il punto e valutare i risultati di questo percorso sulle riforme». Fuor di politichese, l'ingresso in giunta si profila davvero? «Questa vittoria - ha risposto Lupo - crea le premesse per una prospettiva politica, coinvolgeremo la nostra base e i nostri iscritti nelle scelte da compiere. Aspettiamo piuttosto di capire da Lombardo cosa intenda fare, quale sarà la sua proposta».
Un possibile ostacolo potrebbe essere l'alleanza tra Lombardo e Miccichè. Al sottosegretario al Cipe, dal Pdl e soprattutto dal premier Silvio Berlusconi, potrebbe arrivare il veto ad alleanze che comprendano ufficialmente il Pd. Lupo però non si preoccupa: «Il presidente della Regione eletto dai siciliani è Lombardo, non è Miccichè».
Ma l'abbraccio tra il Pd e il centrodestra preoccupa Idv. Non è una coincidenza che, sul caso Sicilia, sia intervenuto direttamente il leader, Antonio Di Pietro: «Perché in Sicilia - tuona il leader Idv - il Pd continua questo rapporto ambiguo con il Pdl e Mpa rinunciando a fare una vera opposizione? Il voto favorevole alla finanziaria e il sostegno dato anche ad altri provvedimenti rischiano di confondere gli elettori. Ormai la politica di Palazzo dei Normanni è dominata soltanto da una logica di potere, fatta di inciuci e scambi di poltrone, che ripercorre i vecchi schemi. Questo vassallaggio del Pd serve solo al vero padrone, il Pdl, che ha buon gioco muovendosi su due fronti: uno che rappresenta il governo e l'altro l'opposizione.
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