Alcuni lo criticavano definendolo troppo commerciale, ma cosa vuoi dire a uno che ha venduto più di cento milioni di dischi e che ha duettato a Sanremo con Ray Charles? Puoi solo dire che era un signore della musica pop italiana, o della musica d'autore italiana, qual era Toto Cutugno, scomparso ieri a 80 anni a Milano dopo una lunga e dolorosa malattia.
«Lasciatemi cantare/ con la chitarra in mano/ lasciatemi cantare/ sono un italiano»; l'incipit per sola voce de L'italiano ha fatto il giro del mondo - dagli Usa ai Paesi dell'Est a quelli sudamericani - lasciando un segno sulla nostra storia e su quella dell'autore, la cui carriera è fatta di record e di canzoni storiche scritte per sé e per altri come Adriano Celentano e - all'estero - il mitico Johnny Hallyday.
Con quei capelli neri e la voce scura e prepotente, Cutugno - nato in Toscana a Fosdinovo, in provincia di Massa Carrara - pareva arrogante ma era un personaggio molto gentile e garbato, vicino alla gente che sentiva la sua passione per il canto e la musica. «Io sono molto sensibile - ci disse una volta - e voglio che questa mia sensibilità arrivi alla gente. Attraverso la semplicità voglio che la gente viva le mie canzoni».
Non ha mai fatto parlare molto di sé se non attraverso la musica. Ma è uno dei pochi artisti a detenere il record di partecipazioni al Festival di Sanremo. Vi è salito quindici volte, pareggiando il conto soltanto con Al Bano, Peppino Di Capri, Milva, Anna Oxa... A Sanremo per lui sarà sempre un trionfo, a partire da quel 1980, dove vince con la gloriosa Solo noi, che lo terrà per diverse settimane in vetta alle hit parade. Quell'anno vinse anche l'Eurovision Song Contest che riportò l'Italia sul tetto d'Europa dopo la vittoria di Gigliola Cinquetti nel 1964 e che è stato rivinto da poco dai Måneskin.
Fu il suo primo grande passo da solista, perché molti non ricordano che prima Toto faceva il batterista (dopo aver suonato la grancassa in alcune bande di paese) in gruppi da lui diretti dai nomi fantasiosi e un po' ridicoli come Toto & i Rockers, Ghigo & i Goghi, Toto e i Tati fino ad arrivare agli Albatros di cui è anche il cantante. Alzi la mano chi ricorda gli Albatros a Sanremo con il pezzo AZ504 che si classifica sorprendentemente terzo con Toto alla voce. Gli Albatros con il loro beat pop godranno un buon momento di successo trionfando anche al Festivalbar con Gran Premio.
Però Toto è fatto di un'altra stoffa e incide i primi singoli solisti, tra cui la dolce Donna donna mia, che diventa sigla del programma di quiz di Mike Bongiorno Scommettiamo. Siamo nel 1977 e Toto sfodera un colpo da maestro con Soli, scritta per Celentano e diventata un classico. Due anni dopo non può mancare il suo primo album solista, Voglio l'anima, con brani poi ripresi in varie cover da artisti italiani e stranieri. Nel 1980 è una star fatta e finita che partecipa al Festival di Tokyo e che conquista il Festivalbar con Innamorati e Olympic Games, cantata da Miguel Bosè che vince la manifestazione.
Con Solo noi, vittoriosa a Sanremo, Toto inizia a scrivere sia i testi sia la musica dei suoi brani. E lo fa scrivendo per Celentano la famosa Intanto il tempo se ne va, scrivendo insieme a Minellono tutti i brani dell'album di Adriano Un po' artista un po' no. Nell'83 piazza a Sanremo L'italiano, che arriva solo quinta ma diventerà un inno generazionale e l'anno dopo si classifica secondo con Serenata. Nel Sanremo successivo piazza una hit ancora oggi in voga come la danzereccia Noi ragazzi di oggi cantata da Luis Miguel. Alla fine degli anni Ottanta si piazza ancora due volte secondo a Sanremo con Emozioni e Le mamme, partecipando anche come autore per artisti come Fiordaliso.
Il Festival è il suo cavallo di battaglia e ci arriva ancora nel 1990 con Gli amori in coppia col mitico Ray Charles. Ormai star internazionale, conduce anche programmi tv come Domenica in e molti altri, continuando a fare tournée in Italia e all'estero. I suoi successi non si contano più, compreso il secondo posto a Sanremo 2004 con Annalisa Minetti con il brano Come noi nessuno al mondo. Pippo Baudo lo riporterà poi al Festival nel 2008 (dopo un tumore alla prostata) piazzandosi quarto con Un falco chiuso in gabbia.
Nel 2013 riceve un premio speciale al Festival e canta L'italiano con il Coro dell'Armata Rossa. Alla faccia di chi lo descrive troppo commerciale, il rocker estremo Iggy Pop riprende alla sua maniera una sua canzone.
Negli ultimi anni è stato attivissimo combattendo con le canzoni (tra l'altro nel 2019 gli è stato precluso l'ingresso in Ucraina) il tumore alla prostata che ci ha portato via un grande «italiano».Ieri la notizia della sua morte ha suscitato un'enorme ondata d'affetto in tutto il Paese, dal mondo della musica a quello della politica.
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