Sindacalista ucciso, il killer ha confessato

L’assassino ha colpito dopo una lite: è già noto alla polizia come sfruttatore di omosessuali. Aveva il bancomat e l’auto di Presta. Fermate e rilasciate altre due persone

Antonello Lupis

da Catanzaro

Senza criptare alcunché il questore di Catanzaro, Romolo Panico, l'aveva annunciato già nella tarda mattinata di martedì scorso: «Il giallo che allo stato avvolge l'efferato omicidio del dirigente della Cgil Michele Presta non durerà ancora a lungo: le indagini sono a buon punto per cui la svolta è ormai vicina». Detto e fatto. Ieri mattina dopo un lunghissimo interrogatorio l'omicida del cinquantasettenne responsabile regionale della Flai-Cgil, assassinato lunedì scorso a Catanzaro con un violento quanto preciso colpo d'ascia alla testa, ha confessato il delitto. Si tratta di Gianfranco Palermo, 31 anni, coniugato, di Lamezia Terme, persona già nota alle forze dell'ordine come uno sfruttatore di omosessuali. Altri due giovani lametini legati ad ambienti gay ma dei quali non sono state rese note le generalità, sono formalmente indagati ma rimessi in libertà dopo gli interrogatori.
Presta, dopo aver trascorso diverse ore in compagnia di Palermo all'interno dell'appartamento di Catanzaro, utilizzato dalla Cgil come foresteria, è stato assassinato dal giovane lametino perché aveva deciso di ribellarsi con fermezza ai ricatti cui ormai veniva da tempo sottoposto dallo stesso Palermo con continue e pressanti richieste di denaro.
Una doppia vita, insomma, quella vissuta da Michele Presta. Da una parte un uomo mite e pronto al dialogo ma soprattutto un sindacalista determinato che a dicembre scorso capeggiò la rivolta degli operai idraulico-forestali che in massa, per via della cancellazione, dalla Finanziaria 2005, delle risorse necessarie a finanziare il piano triennale 2005-2007 della forestazione, bloccarono a Villa San Giovanni l'autostrada e gli imbarcaderi, dividendo l'Italia in due. Dall'altra un omosessuale che viveva la propria situazione di nascosto e che aveva una relazione sentimentale con uno sfruttatore professionista che l'assillava sempre più con richieste di denaro.
Per risalire, comunque, all'identità dell'assassino del dirigente della Cgil, determinante, ai fini dell'indagine, è stata la testimonianza di un collega di Presta che ha riferito agli investigatori della Polizia di aver ultimamente notato il leader calabrese della Flai-Cgil in compagnia di un giovane che si faceva chiamare «Gianfranco di Lamezia» e si spacciava per ufficiale della Marina.
Decisivi, inoltre, si sono pure rivelati i controlli fatti dagli investigatori - come hanno evidenziato il responsabile della squadra mobile e della Digos di Catanzaro, Francesco Rattà e Marinella Giordano - sui tabulati telefonici e sulle tracce biologiche rinvenute dagli esperti della scientifica sul cadavere di Presta e sui suoi indumenti intimi.


Quando, comunque, Gianfranco Palermo è stato individuato e bloccato dalla Polizia aveva con sé il bancomat e l'auto del sindacalista ucciso.
I funerali di Michele Presta si sono svolti ieri pomeriggio ad Altomonte, paese del Cosentino dove il sindacalista era nato e risiedeva.

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