Capita qualche volta che imbattendomi in romanzi di giovani autori stranieri provi un moto di consolazione. Finalmente tra i più giovani qualcuno racconta storie che mi coinvolgono, che mi fanno sentire partecipe di un rinnovamento dellimmaginazione romanzesca.
In Italia la prevalenza del thriller sta uccidendo il romanzo: e lo dice uno che non ha mai demonizzato i libri di intrattenimento, e anzi li ha sempre letti con gusto, da Ken Follett a Umberto Eco. Ma il thriller come genere ha il limite di semplificare il reale e di non dare alla materia narrativa nessuna forza di conoscenza complessiva delle cose. Forse è proprio questa ansia di conoscenza che manca ai nuovi narratori italiani, tutti presi da figure di non memorabili commissari o da avventure di sfiatati gruppi rock. Possibile che non ci sia altro nel loro immaginario e nella loro esperienza della realtà?
Invece leggo Lombra di Edgar del giovanissimo Matthew Pearl (Rizzoli) e sebbene non vi trovi la freschezza del precedente Il circolo Dante, ne apprezzo il tentativo di mettere in scena una intricata indagine sulla fine del creatore della lirica moderna e dello stesso racconto poliziesco, Edgar Allan Poe.
Poi leggo Carl-Johan Vallgren, un autore svedese poco più che quarantenne, e rimango ammirato dellaudacia con cui costruisce una storia che ha tutta la magia del mito e tutta la tragicità del reale. La nuova narrativa scandinava ha la capacità di rimettere in circolo il romanzo storico, quello davventura, addirittura quello di fantapolitica, senza mai abbandonare la dimensione alta della letteratura. Nel suo libro appena uscito, Notizie sul giocatore Rubasov (Longanesi, pagg. 369, euro 17,60) Vallgren compie una operazione di grande, funambolico coraggio stilistico e intellettuale, fondendo in maniera originale il pathos di Dostoevskij e il grottesco di Hugo, laffresco storico e il discorso metastorico, la riflessione e la magia. Il punto di partenza è il mito che ci parla del bene e del male, dalle origini, da quando a Baal, dio della vegetazione in crescita, si contrappone Mot, dio della sterilità e della morte. Ma la distinzione tra bene e male non è così semplice. Il tema è ambizioso, capitale. Ma una narrativa che rinunci a questi temi a cosa si riduce? Elementare: agli sballi di bulli rockettari emiliani (e se non sono emiliani, è ancora peggio).
Qui, tra le pagine di Vallgren, si vola alto: senza alterigia, e con un ritmo potente (Vallgren è anche musicista), senza paura di affrontare nel tema faustiano della scommessa con il Demonio il tema che definisce e sorregge tutto lOccidente. Dunque si può vendere lanima al Diavolo? È semplice. Il Diavolo arriva con una borsa di pelle, occhialini tondi, e ti fa firmare un contratto. Così capita a Rubasov, figlio di una illustre famiglia, drogato dal gioco, rovinato dalle proprie continue perdite, che il giorno di Capodanno del 1900, a San Pietroburgo, gioca una partita a poker con il Principe del Male e la perde, con un full di regine e fanti contro un poker di re. Rubasov ha ceduto lanima, ma non sa che cosa lo aspetta. Diventa ricco a dismisura e riperde tutto, si fa una famiglia e senza volerlo ne provoca la distruzione, ma quello che segna il suo destino è lindistruttibilità del foglio di carta su cui è il contratto, e la sua acquisizione di una forma tragica di immortalità.
Nelle sue peregrinazioni lo vediamo incontrare i personaggi più sconvolgenti del secolo passato, quelli che ne scrivono la controstoria profetica, iniziatica, demoniaca, da Rasputin a Aleister Crowley, e lo vediamo a contatto con una serie di dannati allimmortalità tra cui quello che più colpisce è il dottor Suscarapel, epifania novecentesca del grande Paracelso.
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