Chissà che l’architetto Stefano Boeri non stia già guardando avanti. Se finirà male come candidato sindaco alle primarie del centrosinistra, potrebbe firmare lui la prima moschea di Milano. "Alla città serve un grande centro della cultura islamica" ha dichiarato ieri riconoscendosi "pienamente" nelle parole di Dionigi Tettamanzi e accattivandosi le simpatie della comunità. Il cardinale dopo essere stato battezzato un anno fa dalla Lega "l’imam di piazza Duomo" ci riprova. Al quotidiano la Repubblica affida il suo appello alle istituzioni a "trovare in tempi brevi una soluzione" per la preghiera dei musulmani. La mancanza della moschea "è un problema che bisogna risolvere urgentemente". E il centrosinistra ci mette mezza giornata ad "arruolarlo" nella campagna elettorale. Sono parole sante per Stefano Boeri, "solo un grande luogo della sacralità e della cultura può superare l’attuale proliferazione di sedi di culto improprie e nascoste" e per discutere della proposta, alla fine del Ramadan incontrerà l’imam di via Padova Mahmoud Asfa e il direttore del centro culturale di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari.
"Siamo aperti a incontrare tutti" replica di Shaari, che ringrazia il cardinale ma accusa: "Sono i politici che non sentono e hanno paura, nessuno prende decisioni. Vince solo la politica dell’odio e chi fa delle proposte per i rom o per i musulmani viene subito massacrato". Riferimento neanche troppo velato alla Lega, che ribadisce ancora una volta come la moschea "non sia una priorità nè possiamo cedere spazi a chi usa la sua religione per imporre un modo di vivere arretrato di secoli". Il capogruppo milanese del Carroccio Matteo Salvini ricorda l’invasione islamica in piazza Duomo del 4 gennaio 2009, quando 10mila musulmani hanno invaso il sagrato, bruciato bandiere di Usa e Israele e si sono inginocchiati verso la Mecca. Quel giorno le porte del Duomo vennero sbarrate. "Se il cardinale ha fretta e ha già dimenticato l’occupazione del sagrato, ospiti gli islamici nei suoi immensi palazzi - ironizza Salvini -. Noi stiamo con quei parroci che a Milano e con coraggio anche nei Paesi islamici difendono la propria religione e la propria gente".
La moschea "non una priorità" anche per il vicesindaco Riccardo De Corato, come aveva ben rimarcato un mese fa quando il governatore Roberto Formigoni invitò le istituzioni a sedersi intorno a un tavolo per risolvere il caso. "Non ci sono interlocutori affidabili - ribadisce - e mi domando dov’era Shaari, che parla di etica, quando l’ex imam di viale Jenner faceva il lavaggio del cervello ad aspiranti kamikaze".
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