Sito offriva software gratis, poi pretendeva denaro. Inchiesta della Procura

Gli utenti che avevano usufruito del servizio venivano informati di aver così sottoscritto un contratto biennale e subito veniva chiesto loro di pagare 96 euro. Presentate una decina di denunce, 4mila segnalazioni sono arrivate al Garante della concorrenza e del mercato. L'accusa è quella di tentata truffa

Sul loro sito internet «Italia-programmi.net» offrivano agli utenti la possibilità di scaricare software gratuitamente. In realtà il servizio offerto non era affatto gratuito e chi ne aveva usufruito veniva informato di aver in tal modo sottoscritto un contratto biennale che comportava il versamento di 96 euro l'anno. Adesso sulla Estesa-Limited, la società che gestisce il sito, la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta ipotizzando, per il momento a carico di ignoti, il reato di tentata truffa. Dietro a quel messaggio ingannevole, insomma, per il procuratore aggiunto Nello Rossi, coordinatore del gruppo criminalità informatica, e i pm Maria Teresa Gregori e Nicola Maiorano che hanno affidato gli accertamenti alla polizia postale, ci potrebbe essere un reato. Secondo gli inquirenti la società avrebbe ottenuto in modo illecito circa 100mila euro. Ora gli accertamenti puntano ad identificare i titolari del conto corrente, aperto in un istituto bancario di Cipro, sul quale sono finiti i soldi di chi, di fronte alle intimazioni della Estesa-Limited, ha preferito pagare. Per gli sfortunati consumatori è risultato difficile anche protestare visto che la società in questione non ha un call-center, l'unico recapito conosciuto è l'indirizzo e-mail e il sito risulta registrato nella Repubblica delle Seychelles. Alla fine, però, almeno una decina di utenti hanno presentato una denuncia alla Procura di Roma. Altre 4mila persone si sono limitate a segnalare la disavventura al Garante della concorrenza e del mercato.

Nei mesi scorsi si erano mosse anche tre associazioni di consumatori ottenendo dall'Antitrust una denuncia per pratica scorretta. La società era stata invitata a non pubblicizzare più come gratuito il servizio e a non inviare più i solleciti di pagamento.

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