Paola Cortellesi è passata al lato oscuro della forza. Reduce dal successo del suo film "C'è ancora domani", l'attrice e regista ha ceduto infatti alla tentazione del monologo secondo i canoni del politicamente corretto. Ospite d'onore all'inaugurazione dell'anno accademico all'università Luiss Guido Carli, la popolare interprete ha pronunciato un intervento nel quale ha parlato di sessismo nelle fiabe. Argomento che in genere appassiona molto agli intellettuali engagé ma che non suscita alcun interesse nel mondo reale, dove almeno le favole rimangono esenti da speculazioni e lambiccamenti di sorta.
In particolare, nell'ambito di un intervento più ampio, Cortellesi ha spiegato che le fiabe sarebbero piene di luoghi comuni che costruiscono l'immaginario collettivo delle donne. Intere generazioni, insomma, avrebbero patito le conseguenze di stereotipi e cliché inculcati in modo surrettizio dalle storie custodite e tramandate nei libri d'infanzia. Biancaneve - ha ad esempio ironizzato l'attrice - "faceva la colf ai sette nani". Nelle fiabe - ha inoltre spiegato - spesso le donne vengono identificate con personaggi negativi, come la strega di Biancaneve. A questo punto, però, non vorremmo che si discriminassero il lupo cattivo, l'orco che mangia i bambini: figure maschili che certo non hanno mai goduto di una buona reputazione tra i piccoli ascoltatori di favole.
Secondo Paola Cortellesi, invece, l'unica dote delle protagoniste è quella di essere belle mentre per tradizione il potere salvifico è affidato agli uomini. Con buona pace della fata turchina di Pinocchio e del suo ruolo fondamentale - per non dire salvifico, appunto - per il piccolo burattino dalle sembianze umane. Nel suo monologo, riporta Repubblica, l'attrice ha anche offerto una provocazione: "Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata una cozza il cacciatore l’avrebbe salvata lo stesso?". E ancora: "Perché il principe ha bisogno di una scarpetta per riconoscere Cenerentola, non poteva guardarla in faccia?".
Il bello delle favole è che ognuno è autorizzato a leggerci dentro quel che vuole o meglio crede. Anche il sessismo, il body shaming o addirittura il patriarcato. Tuttavia, certe riflessioni sembrano sollecitate da un retroprensiero ideologico più che da un approccio scevro da pregiudizi come quello con cui intere generazioni di fanciulli hanno ascoltato le fiabe.
A vedere il marcio anche dove non c'è è oggi la cultura woke che, specialmente oltreoceano, pretende di passare al settaccio la cultura, il linguaggio e le convenzioni sociali nel nome dell'ideologia. E le conseguenze di questo pensiero deleterio iniziano a manifestarsi anche da queste parti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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