Caro Giampaolo,
ho immaginato un funerale con la lista degli ospiti all'ingresso e i gorilla alle porte della chiesa e del cimitero, intenti a verificare che eventuali intrusi non si imbucassero. Trovo il tutto alquanto divertente. Confesso subito: sto dalla parte del morto, il quale viene giudicato per l'assenza di spirito cristiano, che dovrebbe tendere obbligatoriamente al perdono nei modi e nelle forme da noi pretese. Ma chi ce lo dice che Elio non abbia perdonato quei familiari che pure non ha voluto fossero presenti al suo funerale? Si può perdonare nel cuore, eppure decidere di interrompere per sempre rapporti che ci hanno feriti o delusi, che ci hanno arrecato profonda sofferenza e addirittura spezzato il cuore. Il viterbese è stato in grado di andarsene con stile ed è stato pure in grado di lasciare andare, senza avvinghiarsi ad affetti che hanno in comune solamente il sangue, che non costituisce motivo sufficiente per amarsi o rimanersi accanto. Si sa, i parenti sono spesso serpenti. Mi pare una scelta coerente quella di Elio, il quale, evidentemente, era consapevole che la morte non può ricucire legami spezzati, proprio come non può spezzare legami indissolubili. Valgono l'una e l'altra cosa.
Questo signore non tollerava l'ipocrisia e il solo pensiero che al suo funerale presenziassero individui che in vita non sono stati presenti lo infastidiva. Bene egli ha fatto ad organizzare la cerimonia stabilendo chi potesse esserci e chi no. Non capisco perché mai critichiamo una persona che ha semplicemente esercitato il diritto di scelta in merito ad un evento importante della sua esistenza: la morte. Per quale ragione è lecito stendere una lista degli invitati a matrimoni e compleanni, anniversari e battesimi, passando per cresime e comunioni, ma sarebbe inopportuno redigerla riguardo i partecipanti al proprio funerale? Quest'ultimo deve essere aperto a tutti, pure a chi ipocritamente si presenta alla cerimonia per l'estremo saluto magari piangendo o con aria afflitta sebbene abbia ignorato per anni il trapassato? Elio avrà pensato che vedendo figli e moglie seduti in chiesa avrebbe potuto facilmente rivoltarsi nella tomba. Dunque, li ha estromessi. In questo modo egli ha voluto anche dargli un messaggio, l'ultimo e forse il più forte e sonoro. Non ho idea di quali siano i comportamenti o gli errori che il 74enne rimproverasse ai suoi congiunti, sono questioni personali e familiari in cui non mi addentro e che mi annoiano a morte, ma è chiaro che con quest'atto Elio abbia inteso esprimere loro il proprio disappunto, invitandoli non alla cerimonia ma a riflettere sulla loro condotta. C'è altresì un insegnamento che chiunque di noi può carpire e non riservato quindi in maniera esclusiva ai parenti del signore. E il monito è più o meno questo: non aspettare che l'altro tiri le cuoia per palesarti, perché al funerale è troppo tardi, tardi per perdonare, tardi per chiedere scusa, tardi per pentirsi, tardi per chiarire, tardi per recuperare, tardi per fare quello che non si è stati capaci di fare prima, quando ancora era possibile.
Ecco, forse Elio ha escluso i suoi in quanto li avrebbe voluti accanto prima. In vita. Non in morte. Il che mi pare di buonsenso.
Caro Giampaolo, siamo liberi di vivere come ci pare e siamo altrettanto liberi di congedarci come ci garba. Persino senza moglie e figli tra le palle.
Nessuno ha il diritto di sindacare determinate intime scelte.
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