Meglio vivere dopo le 22:30 che lamentarsi del cenone e non solo

Meglio vivere dopo le 22:30 che lamentarsi del cenone e non solo
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Eccoli. Puntuali come gli zampognari. Si presentano e annunciano il loro fastidio per la cena, detta cenone, di San Silvestro e tutto quello che comporta, tombola, trenini e lenticchie. Loro no. Ci dicono che andranno a letto alle 22, massimo 22.30, perché quelle feste sono volgari, assembrano gente sguaiata, sono eventi di spreco e ingordigia e, invece, loro sì che possono scansare l’ultimo giorno dell’anno, perché spesso lo vivono durante l’anno medesimo, partecipando a ritrovi noiosi però “intellò”, accomodandosi a cene con ospiti illustri mica canari come quelli di capodanno, dialogano sui massimi argomenti, non certamente sui numeri della smorfia.

Hanno trovato l’atarassia del benessere, possono scegliere ma poi godono quando vengono scelti, odiano la folla ma si eccitano quando la stessa li segue e li celebra, sono superiori e snob anche se fingono di essere “normali”, “umili”, “rispettosi”.

Si corichino pure, proseguano la loro marcia indefessa, niente ferie (poi però pagate), niente week end al mare, campagna, montagna, laghi, tutta roba brutta, cafona, della plebe che però fa provincia, fa share, fa copie di giornali. Personalmente preferisco vivere. Dopo le 22.30.

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