"Mi sento una donna". Così il neonazista può finire in un carcere femminile

Dietro le sbarre per incitamento all’odio, Sven Liebich ha sfruttato la legge woke sull'autodeterminazione e ha fatto modificare il suo stato civile di conseguenza

"Mi sento una donna". Così il neonazista può finire in un carcere femminile
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In Germania è in vigore dal primo novembre la legge sull’autodeterminazione che consente a uomini e donne di definire autonomamente la propria identità di genere una volta all'anno. Con grande gioia dei seguaci della religione woke, è stato reso possibile il cambio di genere e di nome all’anagrafe attraverso una semplice autodichiarazione. Ma chi ha scritto la legge non ha pensato a tutte le possibili conseguenze di un’apertura del genere. Emblematiche le vibranti polemiche in corso per il caso di Sven Liebich, noto neonazista dietro le sbarre per diffamazione e incitamento all’odio.

Come reso noto dalla stampa tedesca, il cinquantatreenne Liebich dal dicembre 2024 si fa chiamare Marla Svenja Liebich con l'aiuto della legge sull'autodeterminazione e ha fatto modificare il suo stato civile di conseguenza. Qual è il problema? Molto semplice: complice questo cambiamento, il barbuto neonazista rischia di finire in un carcere femminile per il timore di “discriminazioni”. Condannato a 18 mesi, l’estremista di destra ha fatto appello contro la sentenza ma il suo destino carcerario è tutto da scrivere: come precisato dalle autorità, non è automatico il trasferimento in una prigione femminile, ma si valuta caso per caso. Per fortuna.

Liebich non è un criminale sconosciuto, anzi. Fotografato in diverse occasioni con una fascia in stile hitleriana al braccio, il neonazista ha organizzato per anni le “manifestazioni del lunedì” a Halle an der Saale. La vicenda ha scatenato una bufera politica. Intervistata da Die Welt, Andrea Lindholz del gruppo Cdu-Dsu ha accusato l’ormai ex governo semaforo di aver "commesso un grosso errore” lasciando l'autodichiarazione di un diverso genere all'anagrafe senza possibilità di verifica: “Alla luce della situazione della sicurezza, non possiamo permetterci di cambiare identità a piacimento. Questo danneggia la sicurezza e lo stato di diritto”.

Di “provocazione mirata” ha parlato Sahra Wagenknecht, presidente del Bsw: “Dimostra che questa legge sull'autodeterminazione invita all'abuso e deve essere abolita in questa forma. In futuro ce ne saranno ancora di più. I diritti delle donne saranno messi a repentaglio”.

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