Oggi in Veneto è il “Cao de ano”: ecco cos'è

Il 1 marzo in Veneto si celebra il Capodanno secondo l'antico calendario della Serenissima, varato prima di quello gregoriano. Un'usanza celebrata anche dal presidente della regione Luca Zaia

Oggi in Veneto è il “Cao de ano”: ecco cos'è

Buon anno…a marzo. No, non è un delirio di qualcuno che si è svegliato tardi, ma si tratta di un’antica tradizione veneziana che pone il “Cao de ano” – il Capodanno, quando comincia l’anno solare – al primo giorno di marzo. È per questo che i cittadini veneti più attenti ai vecchi costumi festeggiano oggi l’inizio di un nuovo anno. Simbolicamente, a calendario inoltrato, ma con una forte nota storica.

Anche se non ha più validità effettiva nel conto dei giorni, il Capodanno Veneto è ancora molto sentito, specialmente nel Veneziano, dove un tempo aveva sede il potere centrale della Serenissima. Le cronache raccontano che secoli fa, nel datare i documenti della repubblica marinara, veniva utilizzato un calendario diverso da quello gregoriano in uso a Roma e nel resto d’Italia. Addirittura negli scritti ufficiali provenienti dagli uffici dello stato millenario compariva, accanto alla data, una dicitura ad hoc: “more veneto”, il timbro che indicava “secondo le usanze venete”.

Altri affiancano a questa tesi una versione legata al meteo: effettivamente porre l’inizio dell’anno al “nostro” marzo è funzionale al susseguirsi delle stagioni. Con l’arrivo del terzo mese gregoriano, infatti, la natura comincia a risvegliarsi e a fiorire: e appena tre settimane dopo l’inizio dell’anno veneziano arriva la primavera. A catena, dopo il freddo dell’inverno, gli uomini tornano a lavorare nei campi il primo dell’anno: ancora oggi molti abitanti delle campagne venete organizzano semina e raccolto basandosi sul “Pojana”, antico lunario che regola il lavoro agreste.

Infine, il “Cao de ano” odierno dà anche un senso al normale calendario istituito da papa Gregorio XIII. Se si contano i mesi a partire dal primo marzo, allora settembre, ottobre, novembre e dicembre sarebbero in posizione 7, 8, 9 e 10, come da originaria denominazione nell’antica Roma.

L’usanza è ancora molto sentita nei paesi di provincia: a fine febbraio a Jesolo, nota meta turistica in estate, sono stati organizzati alcuni eventi per festeggiare l’arrivo dell’1 marzo. Tra questi il celebre “Bati Marso”, momento di festa in cui la popolazione affollava le piazze e creava rumore battendo varie stoviglie: lo scopo sarebbe stato quello di scacciare l’anno che se ne va e di accogliere quello in cui si entra.

Non si è fatto attendere il messaggio del presidente della regione Luca Zaia, che spesso al primo marzo pubblica sui profili social un pensiero rivolto ai cittadini. “Nella Repubblica Serenissima il capodanno cadeva il 1° di marzo. Una tradizione che pare discendere da un antico calendario in uso prima di Cesare, che faceva cominciare l'anno a marzo”. Una ricorrenza dal forte valore simbolico. “La festa del "BATI MARSO" si svolgeva appunto negli ultimi giorni dell'anno, e prevedeva di andare in giro per strade e piazze battendo su pentole, coperchi, e altri strumenti rumorosi, facendo confusione per far scappare l'inverno e propiziarsi la primavera. Bon cao de ano, Veneti!”.

Quella del “Cao de ano” non è l’unica particolarità made in Veneto.

I più sfegatati vorrebbero anche associare al 25 aprile, giorno della Liberazione dal nazifascismo, la commemorazione di San Marco, patrono dei Veneti. Sono alcuni sentimenti di un popolo che non ha mai digerito completamente l’integrazione con l’Italia e che ritiene valide alcune usanze tipicamente venete. E chissà se l’autonomia non centri qualcosa.

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