
Cosa vuol dire rendere «adottabile» uno dei 200mila embrioni criocongelati rimasti nell’azoto liquido perché le coppie che hanno fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita non ne hanno più «bisogno»?
Quello della fecondazione assistita è un tema molto caldo, di cui presto si dovrebbe occupare la Consulta. Nei giorni scorsi è emerso che il ministero della Salute e il ministero della Famiglia starebbero lavorando a un progetto di legge che renderebbe questi embrioni criocongelati «in sovrannumero» adottabili da coppie che vorrebbero fare ricorso alla fecondazione assistita con l’eterologa (embrione con Dna diverso da quello di uno o entrambi i componenti della famiglia, una volta vietato dalla legge 40).
Al di là dei tavoli tecnici e delle conseguenze mediche, la questione è squisitamente giuridica. «Non sarà donazione di cellule e tessuti, ma adozione di un embrione», ha spiegato il ministro Eugenia Roccella. «Non esiste un criterio di morte per gli embrioni conservati - sottolinea - Se sono conservati bene, possono restare congelati per tutto il tempo del mondo. Una sospensione terribile» a fronte di un trend di bambini adottabili in calo. Da qui l’idea di «dare alle coppie e agli embrioni una possibilità in più di vita. Gli embrioni si potranno adottare, con assunzione di responsabilità genitoriale».
A innescare questa richiesta sarebbe stato lo stesso Papa Francesco in fin di vita, come rivela in un’intervista al «Corriere della sera» Sergio Alfieri, primario di chirurgia oncologica addominale del Policlinico Gemelli e coordinatore dei medici del Pontefice durante il suo ricovero e suo chirurgo personale. «“Sono vita”, diceva, “quelli abbandonati non possono essere persi né consentire che siano utilizzati per la sperimentazione. Sarebbe omicidio”».
Ma dare dignità giuridica di «vita» a un embrione aprirebbe la porta a una serie di conseguenze che rischiano di incidere su molte altre questioni, dall’aborto ai trapianti fino all’impianto di embrioni anche su mamme single, tema su cui deve decidere la Consulta nei prossimi giorni.
Da qui il campanello d’allarme della sinistra. «L’adozione degli embrioni è una ipotesi inquietante che presuppone il riconoscimento della soggettività giuridica all’embrione, con implicazioni dirette sulla normazione in tema di aborto - tuona Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera - e sarebbe un rapido passo verso una idea tecnocratica della maternità, svuotata della soggettività e dell’autodeterminazione femminile». Secondo la parlamentare «è paradossale e perfino irresponsabile riconoscere loro capacità giuridica che può essere acquisita solo dalla creatura partorita e che abbia respirato almeno una volta. Solo la relazione materna, il suo sì, consente all’embrione di diventare un bambino o una bambina e soggetto giuridico».
A rincarare la dose ci pensa Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni: «Nelle normative italiane e europee, gli embrioni sono equiparate ai tessuti e, se idonee, si donano, ma non possono avere personalità giuridica».
Secondo il legale, che si batte per la fecondazione per single e l’utero in affitto «bisognerebbe cambiare il codice civile all’articolo 1 che subordina tale capacità giuridica all’evento nascita». Gli embrioni per la Gallo non sono vita ma «blastocisti, ovvero il prodotto della fecondazione dei gameti, cellule in fase di sviluppo e che hanno pochi giorni, non feti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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