L’Ordine degli Ingegneri di Bologna, in seguito alla delibera del Cni (Consiglio nazionale degli ingegneri), riconoscerà un timbro che riporta la dicitura “Ingegnera”. Tutte le donne che hanno superato l’esame di Stato ed esercitano la professione potranno richiedere il nuovo titolo. C’è da chiedersi però se questo gesto sia così determinante da decretare la parità di genere.
La questione
Uno dei temi più caldi negli ultimi anni è quello dedicato alla declinazione al femminile dei nomi delle professioni. Filologi ed esperti dell’Accademia della Crusca sono spesso chiamati a sentenziare sulla conversione, grammaticalmente innaturale e forzata, al femminile dei titoli. Anche l’Enciclopedia Treccani, così come la Crusca stessa, ha recentemente approvato la declinazione al femminile dei titoli professionali.
La protesta
A capo della protesta c’è Sofia Fantini, ingegnere, o come si dovrebbe dire ora, ingegnera che da tre anni porta avanti questa istanza. RebelArchitette, associazione che, come si legge sul sito, vuole “disintossicare il mondo dell’architettura dalle diseguaglianze”, ha sostenuto la lotta della professionista. L’obiettivo dell’Associazione è quello di sensibilizzare verso una visione più “inclusiva”. All’ennesimo sollecito, stavolta, è arrivata la conferma di approvazione della richiesta da parte dell’Ordine. D’ora in avanti, tutte le iscritte avranno la possibilità di richiedere il loro sigillo con la professione declinata al femminile. In un’intervista a Repubblica, Francesca Perani, presidente dell’Associazione, ha dichiarato: “RebelArchitette è un gruppo di professioniste che dal 2017 si occupa di iniziative di visibilità e sensibilizzazione sul tema della parità di genere negli impieghi. La stessa associazione che ha promosso, e ottenuto, l’introduzione del timbro ‘architetta’ presso tutti gli Ordini d’Italia; una riforma partita da Bergamo che ha contagiato il 72% delle iscritte e 42 ordini."
L’assist della Crusca
Una disisfida culturale importante che ha visto protagonista l’Onorevole Laura Boldrini la quale chiedeva di essere chiamata “presidenta” durante il mandato di Presidente della Camera dei Deputati. Nel 2016 l’Accademia della Crusa, più nello specifico Nicoletta Maraschio, presidente emerita dell’ente, affermò: “Se è corretto dire la maestra e il maestro, l’operaia e l’operaio, sono corretti, sotto il profilo grammaticale e sociologico, anche l’architetta, l’avvocata o l’avvocatessa.". La Boldrini, impaziente di portare avanti la battaglia, definì “sessista” chi scelse di non applicare quella strana modifica che sembrava dovesse essere la svolta per eliminare le disparità di genere.
Disparità al maschile
Dal particolare “architetta” all’inusuale “avvocata” bisognerebbe chiedersi perché, in nome della parità di genere, non vi siano battaglie a favore del sesso maschile.
A questo proposito, gli uomini che si occupano di contabilità dovrebbero combattere per farsi chiamare “commercialisto” e quelli che scrivono le notizie potrebbero optare per “giornalisto”. Così potremo finalmente risolvere una volta per tutte i problemi del mondo sulle diversità di genere.
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