Solo Ballan nell’ex inferno delle Fiandre

Qualcuno continua ineffabilmente a chiamarlo Inferno del Nord, anche se di infernale non c’è più nulla. Non ci sono le miniere che coprivano il Belgio di polvere nera, non ci sono le mulattiere di campagna usate come percorsi, spariti il ghiaccio e il gelo delle latitudini fredde (l'effetto serra ha cambiato il clima anche lì, ormai si corre spesso tra le primule). A bordo strada spariti anche i nostri emigranti di una volta, poveracci disprezzati da tutti, alla ricerca di qualche rivincita patriottica, almeno un paio di domeniche all'anno. Ormai i nostri emigranti sono diventati quasi tutti padroni di qualcosa, lasciando il posto vacante nella catena sociale alle nuove povertà di altri mondi.
In questo Inferno che non è più infernale, dal quale sono spariti i nostri minatori e i nostri sguatteri, ultimamente latitano pure i nostri campioni. Così, nel momento di una nuova campagna, ci ritroviamo più o meno al punto dell'anno scorso e degli anni ancora precedenti: andiamo alla guerra senza generali. Ci metteremo qualche soldato coraggioso e temerario, che dovremo subito chiamare eroe in caso di vittoria. Ma restiamo nel campo dell'impresa impossibile. Le grandi manovre, i giochi veri, sono ancora una volta in mano agli altri. Ai grandi specialisti di questi territori strani e malvagi.
Esattamente: benché non sia più un Inferno, il Nord resta comunque un luogo infido e rischioso, per chi non lo affronti con la dovuta preparazione e il dovuto coraggio. Lungo i tracciati moderni, sopravvivono comunque come trappoloni letali gli ostacoli di sempre: il Pavé e i Muri. Per questo genere di faccende serve gente di polso. Ma anche di lombi, di avambracci, di gambe. Ma soprattutto di carattere. Le classiche del Nord, ancora oggi, senza Inferno, non sono comunque luoghi per conigli.
Per chi ami il genere da privato osservatore, comodamente seduto sul morbido del divano, aprile è il mese imperdibile: il Nord, con tutto quello che significa, è concentrato nelle quattro settimane. C'è la corsa dedicata solo al Pavè: regina assoluta la Parigi-Roubaix (che qualche profano difatti chiama Parigi-Pavé). Ci sono le corse dedicate soltanto ai Muri: Liegi-Bastogne-Liegi in assoluto la più ardua, ma parecchio indigeste anche Amstel e Freccia Vallone, quest'ultima con il terribile traguardo in cima al Mur de Huy. Tra queste corse a tema, una corsa che mescola e scodella la terribile miscela di entrambi i temi, Muri e Pavè: è il Giro delle Fiandre, non a caso gara d'apertura, prevista domani. Come primo aprile può davvero trasformarsi in un memorabile Pesce: per chi arriverà alla gara convinto di trovare solo ciclismo, lo scherzone consisterà nel ritrovarsi un'autentica guerra. Di forza, di testa, di muscoli. E persino di gomiti: più che in osteria, al Fiandre conta alzarli con molta decisione, per riuscire ad imboccare in prima fila i tratti di pavé. Timidoni, boy-scout e schiavi del bon ton fanno prima a barricarsi in casa.
C’è poco da bluffare: l’affresco del Nord richiede personaggi di tempra. Purtroppo, l'Italia che non vince una classica vera dall'ottobre 2008 (Cunego, Giro di Lombardia: citatissimo come pietra tombale), questa Italia bravina solo nelle corse a tappe, questa nazione che ha partorito persino il “Leone delle Fiandre” (Magni, come no), da tempo invia sul pavé animali domestici. L'ultimo ruggito risale al 2007, con Ballan. Da quella volta, nemmeno piazzamenti decorosi. E non è un caso che 5 anni dopo siamo di nuovo fermi allo stesso nome: Ballan. Più il solito Pozzato, che però ogni volta trova un modo nuovo per deludere.
Il resto è cosa loro. Dei grandi di questi tracciati. Un po' giù di corda Gilbert, tutte le luci sono puntate su Cancellara (nella foto) e Boonen, qui già tante volte strepitosi solisti.

Più qualche indigeno cresciuto sulle pietre, che sa correre soltanto questa gara, tipo il Devolder titolare di doppietta negli anni scorsi. Da italiani, consola almeno sapere che queste corse sono comunque uno spettacolo. Ma dobbiamo essere realisti: la vittoria sarebbe un miracolo. Purtroppo, non risulta che i miracoli siano così frequenti all'Inferno.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica