«Son mica matto, tratto anche se perdo»

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da Milano

«Non sono matto, preferisco trattare e trovare la via condivisa per il cambiamento». Umberto Bossi lancia un segnale di dialoghi sui temi della riforma costituzionale, mentre inizia la fase finale della campagna referendaria.
Ieri sera Bossi, in cerca di slogan a sostegno del sì al referendum, in un comizio a Lodi ne ha creato uno nuovo utilizzando il suo nome. Prima aveva invitato, come sempre fa in queste settimane, il pubblico a urlare sì scandendolo ad alta voce. Poi ha utilizzato il proprio cognome: «Bo...sì. Bo...sì».
«Dobbiamo dire sì al referendum - ha poi spiegato - per salvarci, sì per il cambiamento, sì per credere nel futuro, sì per batterci contro le cose marce e oscure. Sì per la speranza, sì per la libertà, sì per la possibilità di esprimersi liberamente a casa propria». Bossi ha quindi invitato i militanti «a dare la sveglia a tutti», ricordando che «è fondamentale andare a votare perché in tutta Europa si è mossa la macchina dei popoli che si riprendono i loro diritti. La Catalogna è solo un esempio. In Catalogna hanno votato solo i catalani ed è come se si votasse qui da noi solo in Lombardia ed a quel punto è chiaro che il referendum sarebbe già vinto».
Bossi è tornato poi sulla polemica per l’ipotesi, avanzata qualche giorno fa, di percorrere «vie non democratiche»: «Io per abitudine ho sempre trattato e credo che sia giusto trovare la via condivisa per il cambiamento». A un cronista che gli chiedeva perché avesse parlato di vie non democratiche al cambiamento Bossi ha replicato «ma va!». E al giornalista che ha insistito dicendogli che tutti avevano pensato alla secessione, Bossi ha risposto: «Un grande costituzionalista come Miglio sosteneva che la secessione è la più alta prova di libertà, è la più alta prova di democrazia». «Ma io - ha aggiunto - penso di trattare come ho sempre fatto, non voglio fare il matto, preferisco trattare. Trovare la via condivisa per il cambiamento». E a chi gli ha domandato se il risultato del referendum cambierà qualcosa nella Cdl Bossi ha spiegato: «Secondo me le sconfitte e le vittorie cambiano, sempre».
In un’intervista al Tg2, Bossi ha poi spiegato che «se dovesse vincere il no può darsi cambi tutto anche perché bisogna fare i conti con la base. Un conto sono i dirigenti, un conto è la gente comune che vuole risultati e non chiacchiere».


Il leader di An Gianfranco Fini ha invece chiesto «tre sì al referendum: per un Parlamento più giovane e con meno deputati e senatori, per la salvaguardia dell’interesse nazionale e per una Costituzione che renda impossibili i ribaltoni come quello che portò D’Alema al governo al posto di Prodi senza che fosse stato votato dagli italiani».
Poi ha accusato l’Unione di «non avere validi argomenti» per dire no alla riforma della Costituzione approvata con successo dal governo Berlusconi «dopo anni di inutili tentativi».

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