«Sono un cantastorie appassionato della vita»

Difficile definire Nanni Svampa. Diciamo pure praticamente impossibile. E’ troppe cose insieme, molte anche nascoste, un po’ per modestia un po’ per bonarietà. Una cosa è certa: quando torna sulla scena della sua Milano (e non solo), lascia il segno. Senza botti, effetti speciali o numeri da circo. Senza clamore. Ma il segno c’è, e profondo. Perchè è scavato nell’intimo di un rapporto speciale tra l’artista e il suo pubblico, tra l’uomo di spettacolo - che coincide con quello di ogni giorno - e tutti quelli che lo apprezzano e lo amano, anche senza evocarlo.
Così domani Svampa, classe 1938 di Porta Venezia, una laurea in Economia e Commercio alla Bocconi infilata nel cassetto della vita, e (almeno) cinquant’anni di scena, ritorna in un concerto - o meglio: qualcosa di più e di diverso di un tradizionale spettacolo in musica - davvero speciale, come sempre. Si, perchè con lui anche la normalità si trasforma, diventa poesia.
L’appuntamento, promosso e organizzato dalla Provincia di Milano, è nella sala del Centro Congressi di via Corridoni 16 (ore 21, info 02.77406383/6384, www.provincia.milanoit./cultura, ingresso libero fino a esaurimento posti), dove, accompagnato alla chitarra da Antonio Mastino, il Nanni proporrà «Il mio concerto per Brassens», che praticamente dice tutto. O quasi. L’occasione è il trentesimo anniversario della scomparsa di Georges Brassens, l’indimenticato e indimenticabile cantautore, poeta, scrittore e attore francese di Saint-Gély-du-Fes, in Linguadoca, che Svampa cominciò a seguire, ad ascoltare e ad apprezzare attorno al 1960 e di cui ha tradotto le canzoni dal francese al dialetto milanese. «Uno spettacolo a cui tengo davvero molto - sottolinea subito Svampa - che mi piacerebbe portare in giro, soprattutto in Lombardia, anche nella prossima estate. Come al solito, il problema sono i soldi, ma puntiamo sempre sulla collaborazione di comuni ed enti locali, senza i quali non si riesce a fare nulla. Vedremo».
L’artista milanese è cordiale e disponibile. Come sempre, come uno di famiglia. E risponde con contagiosa e piacevole affabilità all’altro capo del telefono, nella sua casa di Porto Valtravaglia, sulla sponda lombarda del lago Maggiore, dove vive da tanti anni. Per la verità, il discorso fila da solo, senza bisogno di sollecitazioni. E il pensiero, così, va immediatamente a Brassens: «E’ stato un genio della canzone. Anzi, lo è tutt’ora, nonostante se ne sia andato trent’anni fa. Perchè tutti sono passati di lì. Per me, il piacere di averlo tradotto in milanese non ha prezzo. Ho lavorato anche in italiano, ma il pubblico vuole sentire le canzoni in milanese». Forse perchè ha apprezzato il suo impegno, il lavoro di una vita, che continua in ogni esecuzione. «Si - prosegue il Nanni “francese“ - perchè Brassens in realtà è innanzitutto un poeta, che parla di amicizia, di solidarietà, di storie minime, che non muoiono mai. Così nel mio spettacolo racconterò anche piccoli aneddoti, riportando le canzoni e le storie dei loro personaggi nel loro ambiente, nel loro tempo, e confrontandole con oggi.
Domani riascolteremo con rinnovata, piacevole freschezza, brani come Il Gorilla, La Rita o Il Rotamatt nella versione milanese, diventati ormai classici della canzone d’autore tout court.

Ma sentiremo anche nuove versioni in italiano di canzoni non ancora rivisitate dello chansonnier francese. «Un panorama lirico articolato della sua opera», conclude Svampa, cantastorie, cantore e poeta come il grande Brassens.

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