«La realtà del momento impone a tutte le fondazioni liriche italiane di conquistare sempre più la fiducia del mondo economico e delle imprese, per realizzare il presente e progettare il futuro». Non poteva essere più chiaro il sovrintendente della Scala, Stéphane Lissner, ieri mattina in teatro, durante la presentazione degli sponsor ufficiali (ma lui preferisce chiamarli partner) della serata inaugurale del 7 dicembre, con la «prima» della wagneriana Die Walküre. Lissner, affiancato dal vicedirettore generale della Rai Antonio Marano e dai rappresentanti di Rolex, Bmw, Jt International, Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Edison, Bellavista e Ferrarelle, è andato anche oltre, affermando che «non si tratta di sostituire lo Stato con i privati». Piuttosto, «lobiettivo è trovare con le proprie capacità risorse utili a creare meglio e a fornire con più qualità il proprio servizio pubblico. Perché la Scala è e resterà un teatro pubblico, con la missione di lavorare e agire per i cittadini». Dunque, mano al portafoglio dei privati, se si vuole continuare a esistere.
In tempi di magra come quelli correnti (sempre ieri, lassessore al Bilancio della Provincia di Milano, Luca Squeri, ha ribadito che «non cè alcuna certezza per assicurare le risorse necessarie a garantire anche per il 2011 la partecipazione di Palazzo Isimbardi alla Fondazione Teatro alla Scala»), il messaggio non lascia dubbi. Lissner lo sa bene, e forse anche per questo si è fatto «ambasciatore universale» del problema che, evidentemente, non riguarda solo gli enti lirici.
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