Anche in questo caso il giallo ha molti elementi di una trama complicata. Il quadro scomparso, di Raffaello Sanzio, è il ritratto di un ragazzo, forse un autoritratto del pittore stesso, che nel passato era stato di proprietà di un collezionista di Schio, poi venduto in Olanda, finito nelle mani di un nobile polacco e infine distrutto forse dai nazisti. Un tesoro - probabilmente perduto per sempre nel corso della seconda guerra mondiale - il cui complesso percorso è stato ricostruita dallo studioso Ezio Maria Simini nei «Quaderni di storia e di cultura scledense».
Non tutto però è chiaro e la vicenda del «Ritratto di giovane uomo» di Raffaello è però ancora in parte avvolta nel mistero. La storia racconta che, una volta finito in mano agli uomini di Hilter, l'olio su tela fu conservato nella miniera di Altaussee, nell'alta Austria, trasformata nel più grande deposito di opere d'arte rastrellate negli anni di guerra dal Terzo Reich.
A differenza di molti altri capolavori, non fu mai recuperato, nonostante il preziosissimo lavoro svolto dai Monuments men, la task force alleata creata proprio per ritrovare l'arte trafugata dai tedeschi. Ancora oggi il dipinto è contenuto nel catalogo nazionale polacco delle opere andate perdute durante la guerra, con il numero di inventario V-239. C'è chi pensa che in realtà non sia stato distrutto, ma che sia semplicemente svanito nel nulla, finito magari nelle mani di qualche collezionista occulto. Dal museo nazionale di Cracovia, dal quale il quadro fu trafugato per ordine di Hitler, confermano questa tesi, spiegando che sulle pareti dello spazio espositivo è ancora appesa la cornice originale vuota. Nel 2012, si sparse la voce di un suo presunto ritrovamento.
Una notizia apparsa però infondata visto che nessuno, da allora, ha fornito indicazioni precise sulla sua reale esistenza. Sulla storia di quest'opera è stato scritto anche un romanzo «Il dipinto del Reich» (Sea), scritto da Caterina Boschetti.
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