Sovvenzioni e scioperi finanziati

Silvio Berlusconi ha detto che «non bisogna fare altri regali, su Tfr, Inps» ai sindacati «perché così regaliamo montagne di soldi ai sindacati che sono in opposizione a noi e non li usano per il bene di tutti».
Poichè su questa frase si scatenerà l'equivalente delle cascate del Niagara di demagogia occorre chiarire qualche punto. Siamo infatti convinti che ci sia poca demagogia da fare.
Vediamo innazitutto qualche dato. Lo Stato nel 2005 avrà versato al sindacato 580 milioni di euro. In più dall'Inps ha preso altri 350 milioni di euro che vanno alle casse dei patronati. Una bella cifretta, non c'è che dire. Questi soldi sono spesi per circa 11 milioni di persone, un sesto della nostra popolazione, gli iscritti al sindacato: 5,5 milioni alla Cgil, 4,1 milioni alla Cisl, 1,9 milioni alla Uil (sono dati del 2003).
Iscritti. Su questo, il Giornale ha già dato. Vorremmo solo sommessamente ricordare che non si può parlare di iscrizioni fatte da parte dei lavoratori o dei pensionati che fanno la corsa per arrivare ai luoghi di iscrizione. Avviene in modo un po' più automatico. E su questo ci sarebbe molto da dire. Ma molto, i lettori lo sanno, abbiamo già detto. Vorremmo anche far conoscere un altro dato che forse sfugge ai più. Le ore scioperate tra il 1996 e il 2000, gli anni del governo ulivista guidato da Prodi-D'Alema 1-D'Alema 2-Amato (quando si dice un uomo solo al comando) sono state 120mila come media annua. Dal 2001 ad oggi, gli anni del governo del Cavaliere, le ore scioperate ogni anno, in media, sono state 12 milioni. Il 10mila per cento in più. Anche questa, non c’è che dire, è una bella cifretta. Naturalmente ci diranno che siamo i soliti qualunquisti e che non ragioniamo sulle cose, sui valori, sulle alte funzioni sociali del sindacato. No, errore, ragioniamo su tutto e proprio per questo siamo un po' preoccupati. Si dirà, a discolpa del sindacato, che tutti questi soldi li prendono per svolgere servizi sociali insostituibili per la collettività. Ma siamo proprio sicuri? E se questi servizi volessero svolgerli altre associazioni, altrettanto non profit, magari offrendo una qualità migliore a un prezzo minore? Chissà. Certo è che, se non lo si prova, non lo si potrà mai sapere.
Si dirà anche: ma, evidentemente, negli anni dei governi di Prodi e compagnia bella i sindacati erano d'accordo con quanto la compagnia bella faceva e, di conseguenza, hanno scioperato il 10mila per cento di meno. Dunque i sindacati italiani non sono d'accordo con Berlusconi il 10mila per cento in più di quanto sono d'accordo con il professore bolognese. Nella vita tutto può essere. Giudichi il lettore.
Noi non vogliamo discutere né sui servizi che il sindacato svolge, né tanto meno sulle sue scelte politiche. Quello che vogliamo sottolineare è che tutta questa massa di soldi, che sono di tutti, vengono utilizzati anche per fare una politica che non rappresenta tutti. Questo è il punto, secondo noi. Non altro. E siccome la politica costa, è giusto che un soggetto di queste dimensioni possa utilizzare il denaro pubblico per «fare politica»? Badate, non siamo noi a dire che il sindacato «fa politica», è il sindacato stesso che lo ha detto attraverso le autorevoli bocche dei suoi esponenti. Spesso abbiamo sentito dire che il sindacato si occupa ormai di questioni generali perché per difendere i lavoratori occorre far così.

Tutto lecito, tutto giusto ma siamo sicuri che il gasolio dei pullman che hanno portato i lavoratori a Roma, a piazza San Giovanni, non l’abbia pagato anche lo Stato? Cioè anche quei cittadini che con i sindacati non sono d'accordo? Forse non lo sapremo mai, ma valeva la pena di porre la questione.

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