Spade, intrighi e sesso Torna il gioco di troni

nostro inviato a Londra

Li avevamo lasciati mentre il buono e coraggioso protettore del Nord, Lord Eddard Stark, veniva decapitato dal giovane e malvagio re Joffrey. Mentre si schiudevano le uova dei tre draghi dell’aspirante regina «ignifuga» Daenerys Targaryen. Mentre sulla barriera di ghiaccio il figlio «bastardo» di Lord Stark, guardiano della notte, entrava in contatto con i Bruti, i morti viventi e la leggenda della «Ombre bianche». Tra pochi giorni, gli affascinati personaggi della serie Il trono di spade torneranno a combattere, ordire intrighi, lottare per il potere, difendersi da inquietanti esseri, sugli schermi di Sky Cinema1 HD. Il meraviglioso fantasy tratto dalla saga di George R. R. Martin (Cronache del ghiaccio e del fuoco, Mondadori) sarà di nuovo in onda dall’11 maggio con due episodi (dieci in tutto) ogni venerdì in prima serata, promettendo di eguagliare la forza e la bellezza della prima serie andata in onda con successo in autunno. Non per nulla, la seconda stagione è stata accolta con grande calore negli Stati Uniti (dove va in onda sui canali HBO), tanto che ne è già stata annunciata una terza.
Nella seconda serie diventa incandescente la lotta per la conquista del Trono dei Sette Regni, il mondo fantastico creato da Martin, con forti richiami al Medioevo. Cinque Lord, dopo la morte del re Robert Baratheon e la successione illegittima di Joffrey (il terribile figlio della regina, ma non del re), si contendono il trono a colpi di guerre e intrighi. Mentre il Grande inverno sta arrivando e su tutto il Regno aleggiano morti misteriose. Premiato con due Emmy e con un Golden Globe (assegnato a Peter Dinklage, il bravissimo attore nei panni di Tyrion Lannister, il geniale nano figlio della dinastia più crudele della saga), la serie ha appassionato il pubblico per la profondità, lo spessore e il respiro dei personaggi tratteggiati con grande maestria dagli sceneggiatori David Benioff e Daniel B. Weiss, per il cast di bravissimi attori e per la sapiente sceneggiatura. Non solo una storia di cavalieri, duelli, spade, magie, draghi e gnomi; ma anche un saggio sulla politica e sul potere, sulla natura dell’essere umano e sull’abiezione a cui può arrivare. La chiave del successo è il suo essere a metà strada fra un fantasy tradizionale e una saga di intrighi e potere che lo assimila a I Sopranos. Non a caso viene definito un mix fra Il Padrino e Il signore degli anelli.
Con un copioso uso di sesso e violenza, marchio di fabbrica delle produzioni HBO (Sex and the city, The Pacific, Band of brothers per citarne alcune), che in alcuni punti diventa eccessivo (come nelle scene lesbo tra prostitute), la serie si distingue completamente dalle fiction a cui sono abituati gli spettatori italiani non ancora convertiti a quelle americane. «Rispetto ai volumi di Martin - raccontano i due sceneggiatori Benioff e Weiss, in un junkett londinese con gran parte del cast cui partecipano giornalisti arrivati da tutto il mondo, perfino dall’Australia (la serie viene vista in 30 paesi) - abbiamo dovuto sfrondare moltissimi personaggi ed episodi (i voluminosi libri sono sette). Abbiamo però cercato di essere il più fedeli possibile alla trama. Certo, siamo stati subissati di critiche da parte dei fan più accaniti della saga, però il nostro scopo era quello di creare un prodotto televisivo che potesse accontentare anche chi non ha letto i libri, tenendo anche conto dei limiti di budget: certe meravigliose battaglie descritte da Martin non possono esser realizzate se non con enormi esborsi di denaro.

Quello che più ci ha affascinato sono i ritratti psicologici dei personaggi: spogliati dei vestiti medioevali, potrebbero essere persone che vivono problematiche di oggi». Insomma, il potere uccide anche, anzi di più, oggi.

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