La scomparsa a Palermo della «Natività coi Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi», dipinto da Caravaggio nel 1609 durante un suo breve soggiorno in Sicilia, è considerata ancora oggi uno dei furti di opere d'arte più clamorosi di tutti i tempi, insieme con la sottrazione di uno Stradivari a New York e di un Picasso a Rio de Janeiro.
Le tracce di questo olio su tela, che racconta la nascita di Cristo, si sono perse nella notte fra il 17 e il 18 ottobre 1969, quando il capolavoro svanì dall'altare maggiore dell'oratorio di San Lorenzo, senza più essere ritrovato. La scomparsa fu notata solo alle 18 del giorno successivo dal custode. Esattamente come per altri furti del genere, anche in questo caso le ipotesi si sono moltiplicate: una delle più accreditate ritiene che sia stato commissionato dalla mafia.
Il primo a parlarne fu il pentito Vincenzo La Piana, secondo il quale la tela sarebbe stata seppellita nelle campagne di Palermo, insieme con 5 chili di cocaina e alcuni milioni di dollari, dal narcotrafficante Gerlando Alberti. Ma nel luogo indicato la cassa di ferro non è mai stata trovata. Molti anni dopo, nel 1992, è stato Giovanni Brusca a spiegare che, nelle intenzioni dei ladri, il dipinto sarebbe stato riconsegnato in cambio di un alleggerimento del «41 bis». Lo Stato italiano rifiutò però l'offerta. Le ultime notizie risalgono al 9 dicembre 2009: durante una deposizione in tribunale il pentito Gaspare Spatuzza raccontò che l'opera era finita nelle mani della famiglia Pullarà, che l'avrebbe nascosta in una stalla fuori città dove, senza protezione, sarebbe stata rosicchiata da topi e maiali.
Da allora il mistero è rimasto: c'è chi giura che Totò Riina abbia usato il Caravaggio perduto come scendiletto e chi dice che il quadro abbia abbellito le riunioni della Cupola. Nel frattempo il capolavoro è finito nella top ten «Art crimes» dell'Fbi mentre il suo valore commerciale viene stimato intorno ai venti milioni di dollari.
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