Non era facile il compito per il regista Gareth Edwards. Quando ti devi confrontare con un'icona come Godzilla (con numerosi fan sparsi nel mondo), nata nel '54 sull'onda del terrore nucleare, e con a disposizione un budget impressionante, inevitabilmente pressioni e attese salgono di pari passo. Oltretutto, la precedente rilettura occidentale del capostipite dei Kaiju, firmata da Emmerich, non fu certo un capolavoro, tanto da vincere il premio Razzle come peggior remake.
Per fortuna, Edwards è riuscito a confezionare un prodotto interessante, ben miscelato, che ha, però, qualche difetto (come il durare una ventina di minuti di troppo). Uno scienziato (Bryan Cranston) vede morire la moglie (Juliette Binoche) durante un terremoto che devasta un impianto nucleare giapponese. A distanza di quindici anni, però, l'uomo resta convinto che le vere motivazioni dell'incidente siano diverse. Per questo, continua a indagare sull'accaduto, coinvolgendo, suo malgrado, il figlio soldato (Aaron Taylor-Johnson) sposato con una infermiera (Elizabeth Olsen) e padre di un bimbo che lo vede poco a casa. La verità verrà presto a galla (grazie anche al poco sfruttato Ken Watanabe) con l'entrata in scena del nostro Godzilla che dovrà vedersela con antichi nemici, i M.U.T.O, creature che si cibano di radiazioni nucleari.
Ora, in simili blockbuster la credibilità è un eufemismo e quindi bisogna soprassedere su certe scorciatoie nello spiegare le relazioni tra i protagonisti. Del resto, trattasi di pop corn movie e quindi ciò che conta è vedere Godzilla in azione.
Una scelta interessante e azzeccata, con l'aggiunta di una splendida fotografia, un 3D degno di questo nome e un taglio old style che richiama alla mente le origini del mito.
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