Se n'è andata la «fidanzata della Nouvelle Vague», nota per i suoi ruoli nei film di Jean-Luc Godard. A 79 anni, sabato è morta di cancro, a Parigi, Anna Karina. E adesso il cinema francese è orfano e «ha perso una delle sue leggende», twitta il ministro francese della Cultura Franck Riester. Francese d'origine danese, l'attrice nata a Copenaghen nel 1940, irradiava quella bellezza romantica tipica, nei Sessanta, delle ingenue libertarie: pelle di luna e grandi occhi blu che viravano al grigio, resta impressa la sua frase di culto, quasi manifesto d'una generazione: «Che cosa posso fare? Non so cosa fare», sospirava in Pierrot le Fou (1965), passeggiando sul lungomare. Insieme a Godard, Karina ha girato sette film, tra i quali La donna è donna (premio per la migliore interpretazione al Festival di Berlino 1962), Questa è la mia vita e Pierrot le fou, accanto a un'altra icona d'Oltralpe, Jean-Paul Belmondo.
Ma i cinefili, soprattutto, non se la tolgono dagli occhi grazie a Band à part, dove riesce a visitare il Louvre in 9 minuti di corsa per i corridoi, fuggendo dai custodi insieme a Claude Brasseur e Sami Frey. Una scena copiata e citata anche da Bertolucci. Nel 1973, Anna firma Vivre ensemble dove si respira il profumo di un'epoca, la sua: tra Saint-Germain-des Prés e New York una ragazza bizzarra incrocia un professore di storia e i loro destini s'invertono. Il professore saggio diventa matto e la ragazza bohémienne rinsavisce. Mostro sacro del cinema francese, Anna Karina non è stata soltanto la musa di Godard, suo compagno di vita, ma ha lavorato pure con Luchino Visconti ne Lo straniero (1967), adattamento dal romanzo omonimo di Albert Camus, con Marcello Mastroianni. Jacques Rivette, poi, la volle per La religiosa (1967), dal romanzo di Diderot. Accanto a Elsa Martinelli, altra musa di stile, nel 1964 recitò in La calda pelle di Jean Aurel, accanto a due divi affascinanti dell'epoca, Jean Sorel e Michel Piccoli. Ma la carriera della Karina ebbe respiro internazionale: con l'americano George Cukor recitò in Justine (1969) e col tedesco Rainer Werner Fassbinder in Roulette cinese, 1976.
Qualcuno la preferisce come cantante: aveva collaborato con Serge Gainsbourg, che per lei scrisse Sous le soleil exactement. Ultimamente, aveva lavorato con Jonathan Demme in The Truth about Charlie (2002), pieno di omaggi alla Nouvelle Vague.
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