La morte di Lady Diana ha sconvolto il mondo intero, tanto che negli anni, senza soluzione di continuità, sono spuntati diversi retroscena sulla notte del 31 agosto 1997, oltre a teorie di complotto che rasentano l’assurdo. Ora a parlare è la ex guardia del corpo della principessa, Lee Sansum, che non crede alla tesi dell’assassinio, ma mette in evidenza alcuni particolari forse determinanti nella fine prematura della madre di William e Harry.
La cintura di sicurezza
Lee Sansum ne è convinto: se Lady Diana avesse indossato le cinture di sicurezza, la sera del 31 agosto, quando uscì dall’hotel Ritz con Dodi al-Fayed per recarsi nell’appartamento di questi in rue Arsène Houssaye, oggi sarebbe ancora viva. In una intervista al Sun l’uomo, ex guardia del corpo della principessa all’epoca della sua morte, ha raccontato: “[Diana] aveva paura di essere uccisa. Me lo confessò in lacrime. Se fossi stato lì quella sera non sarebbe morta. Su quell’auto avrei fatto indossare a tutti le cinture di sicurezza. Lo imponevano le disposizioni della Casa reale. Ma quando abbiamo tirato a sorte con gli altri bodyguard su chi l’avrebbe accompagnata a Parigi toccò a Trevor Rees-Jones”.
La Mercedes nera 280 classe S sarebbe stata in condizioni pessime, secondo la ricostruzione del libro “Qui a tué Lady Di” dei giornalisti Pascal Rostain, Bruno Mouron e Jean Michel Caradec’h. A quanto pare era già stata danneggiata pesantemente da un incidente nel 1995 e doveva essere rottamata. Invece, tremenda fatalità, fu riparata e finì tra le auto a noleggio del Ritz. Sansum ha aggiunto: “Ho il rimpianto di non essere stato lì con lei”.
Alla morte della principessa avrebbero contribuito, oltre alla mancanza della cintura di sicurezza, anche le condizioni psicofisiche di Henri Paul, l’autista di Diana e Dodi. Secondo le indagini il tasso di alcol nel sangue dell’uomo sarebbe stato tre volte superiore al livello consentito. Benché Sansum non creda all’ipotesi dell’omicidio, riterrebbe comunque che i servizi segreti britannici potrebbero aver avuto un ruolo, involontario, nella scomparsa di Lady Diana.
Quei centauri mai identificati
Al Daily Star Sansum ha rivelato che, poco prima della partenza per Saint Tropez, uno dei suoi colleghi avrebbe notato un uomo dell’Unità di ricognizione speciale nel Surrey, vicino alla dimora di al-Fayed. Questo collega avrebbe riconosciuto il presunto agente, poiché anche lui in passato sarebbe stato al servizio delle Sas. Lee Sansum ha spiegato: “In genere eravamo seguiti dall’MI5, era la prima volta che vedevamo le forze speciali”. Forse Lady Diana potrebbe aver saputo dell’avvistamento, spaventandosi.
Non è escluso che questa notizia possa aver riacceso i suoi timori. A questi si sarebbe aggiunta la perdita di un caro amico della principessa, come ha dichiarato l’ex guardia del corpo: “’Lo faranno anche a me?’, mi disse una mattina in lacrime. Era rimasta scossa dall’omicidio dello stilista Gianni Versace. Così mi ha confidato la paura di poter, un giorno, essere assassinata. Tremava ed era chiaro dal tono della voce che pensava davvero che avrebbero potuto ucciderla, chiunque ‘loro’ potessero essere”.
Non finisce qui. Secondo Lee Sansum gli agenti segreti potrebbero aver causato, senza alcuna premeditazione né volontà, la morte di Lady D.: “Un testimone alla guida di un’utilitaria che viaggiava davanti alla Mercedes a Parigi la notte dello schianto ha dichiarato di aver visto una motocicletta ad alta potenza sorpassare l’auto pochi secondi prima dello scontro. Un altro testimone che viaggiava nella direzione opposta ha notato una seconda moto sterzare per evitare i rottami e proseguire senza fermarsi. Quei due centauri non sono mai stati trovati e non è un caso”.
Per l’ex bodyguard non potevano essere paparazzi: “Credo che gli agenti di sicurezza che
seguivano Diana potrebbero aver inavvertitamente causato l’incidente, oppure essere stati nelle immediate vicinanze quando accadde. Ma se Lady D. avesse indossato le cinture di sicurezza, probabilmente si sarebbe salvata”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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