Alfred Hitchcock è riuscito a dare forma ai demoni che abitano la mente di ogni essere umano. La metà oscura, per dirla con Stephen King, che dimora nel magma inconscio di ognuno di noi. L’abilità di tessere trame oscure, piene di suspense e di generare paura negli altri, ha reso Hitchcock un genio immortale. Per capire dove nasce il terrore, serve una personalità capace di avventurarsi laddove gli altri non andrebbero mai volontariamente, nei recessi dell’anima. Così è nato un classico come “Gli Uccelli” (1963). Come spiega il Corriere della Sera il regista realizzò un film in cui l’orrore veniva mostrato, ma non spiegato e dichiarò in proposito: “Ho fatto in modo che il pubblico non possa mai indovinare quale sarà la scena successiva”. Il telespettatore non può fare altro che seguire la storia chiedendosi perché, di punto in bianco, i volatili della città di Bodega Bay comincino ad aggredire e uccidere le persone. Lo stesso sgomento assale i protagonisti della vicenda, Melanie Daniels (interpretata da Tippi Hedren) e Mitch Brenner (Rod Taylor).
Melanie arriva nella cittadina sul mare, vicino San Francisco, per regalare all’avvocato Brenner una graziosa e inoffensiva coppia di uccellini “inseparabili”. All’improvviso irrompe la tragedia. L’inquietante pellicola nasconde degli aneddoti che la rendono ancora più controversa, forse tanto quanto l’indole di Alfred Hitchcock. “Gli Uccelli” è il 50esimo film del regista, arrivato subito dopo il grande successo di "Psycho" (1960). Tratto dall’omonimo racconto di Daphne Du Maurier, è il prototipo del “disaster movie” in cui la Natura prende il sopravvento sull’uomo. Costò 2,5 milioni di dollari (non uno scherzo per l’epoca), ma ne incassò 11,4 (circa 93 milioni attuali). Hitchcock utilizzò volatili di cartapesta, dipinti a mano e animati in ogni fotogramma, ma anche veri e ammaestrati. Fece perfino allestire un ospedale per questi attori “pennuti” in caso di incidenti.
Si servì anche di giochi ottici curati dall’animatore della Disney Ub Iwerks, effetti speciali (si ritrovano in 371 inquadrature su 1400 totali). Gli effetti sonori sono tra i dettagli che più colpiscono durante la visione. Vi lavorò un vero compositore, Bernard Herrman che realizzò una vera e propria partitura di questi suoni. Uno degli uccelli addestrati, Charlie, è ricordato come il più tenero e gentile. Un corvo di nome Archie, invece, adorava beccare ogni giorno Rod Taylor. Una delle scene più intense e drammatiche è quella in cui Tippi Hedren (per la cronaca, madre di Melanie Griffith), viene assalita dai volatili in un attico. L’attrice credeva che la troupe avrebbe usato animali finti invece, poco prima di girare, Hitchcock le rivelò che sarebbero stati veri. La Hedren ebbe talmente tanta paura da finire sull’orlo di un esaurimento nervoso. Forse, però, c’era ben altro dietro questo crollo emotivo. Nel libro “Tippi: a memoir” (2016), la diva raccontò di aver subìto molestie dal regista. Hitchcock avrebbe tentato di baciarla in una limousine e avrebbe anche abusato spesso del suo potere. Il rapporto complesso, ai limiti dell’ossessione, tra la trentaduenne Hedren e Sir Alfred è stato raccontato nel film “The Girl” (2012).
Hitchcock era famoso all’epoca, un nome potente di Hollywood, ma la fama arrivò dopo molti anni e altrettante stroncature dalla critica, che lo considerava un regista superficiale. Il terrore e la suspense avevano una grande presa sul pubblico, meno sugli addetti ai lavori. Nel film “Gli Uccelli” alcuni esperti hanno voluto vedere la paura nei confronti della Guerra Fredda e dell’atomica, altri la Natura che si vendica della tracotanza umana. Di fatto, però, il finale è aperto e questo non fa che esacerbare il terrore e il mistero.
La scena finale è stata citata anche nella serie I Simpson ma, al posto degli uccelli assassini, troviamo Maggie Simpson e i bambini di un asilo nido che si sono vendicati della maestra e, infine, riposano con il ciuccio in bocca. L’effetto sonoro di questi ciucci è tanto inquietante quanto quello dei volatili impazziti.
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