Inizia come un suo classico melodramma, anzi «almodramma», il nuovo film di Pedro Almodóvar Madres paralelas in uscita giovedì nelle sale mentre in Spagna è già tra i maggiori successi al botteghino, con due donne che condividono la stanza di ospedale nella quale stanno per partorire, ma finisce come una storia di impegno civile. Per la prima volta il regista che maggiormente ha saputo traghettare la «nuova» Spagna, in piena movida postfranchista anni '80, nell'immaginario mondiale realizza il suo film più politico che racconta la tragedia della guerra civile attraverso lo stillicidio della scoperta delle fosse comuni.
Il caso vuole che ieri, quando il regista ha tenuto un incontro con la stampa italiana dopo essere stato in tv da Fazio con la sua attrice feticcio Penelope Cruz, sul quotidiano spagnolo, El País, uscisse la notizia del ritrovamento di una fossa a Belchite, vicino Saragozza, con i resti di 150 civili uccisi dai falangisti nel luglio del 1936: «È questo un tema che, finché non verrà risolto, resterà un problema per la Spagna. E non credo a quelli che dicono che parlarne significhi riaprire vecchie ferite. Si parla di 114mila desaparecidos, per numero siamo il secondo paese al mondo, dopo la Somalia. Noi abbiamo un debito con queste famiglie spagnole i cui cari sono condannati pure a una sorte di non esistenza» dice il regista che, dopo l'importante Coppa Volpi andata a Penelope Cruz alla Mostra del Cinema di Venezia, ha visto naufragare il sogno di essere proposto dal suo Paese per concorrere agli Oscar per il miglior film internazionale. «Naturalmente è stata una grandissima gioia il premio a Penelope - continua Almodóvar - anche perché l'ho vissuto un po' come un riconoscimento al film. Per quanto riguarda gli Oscar mi sarebbe piaciuto se avessero scelto il mio film ma Spagna sono i giurati dell'Accademia del cinema a decidere».
Madres paralelas è incentrato sul personaggio di Janis, interpretato da Penelope Cruz, una fotografa di moda, ossessionata dal bisnonno finito in una fossa comune nel paesino d'origine. Contatterà un antropologo forense perché aiuti lei e gli abitanti alla riesumazione dei loro cari proprio come succede da anni in Spagna grazie alla cosiddetta legge di memoria storica voluta da Zapatero che però non l'ha mai dotata di fondi tanto che, dice il regista, «confido molto nella nuova legge del partito socialista per cui sarà lo Stato a sostenere economicamente queste attività di ricerca».
Naturalmente, essendo in un film di Almodóvar, Janis rimarrà incinta dell'antropologo e in ospedale conoscerà l'adolescente Ana, interpretata dalla nuova «chica» di Almodóvar Milena Smit, che aspetta un figlio non sa da chi. La storia delle due figlie e delle due madri, con una serie di colpi di scena, si incrocerà dunque emotivamente con quella dello scavo di una fossa comune in cui il privato si farà pubblico.
Almodóvar, che è un vulcano di idee al pari della sua folta capigliatura, svela che ha già scritto due storie che non sa, o non vuole dire, se
diventeranno un suo prossimo film: «La prima è una tragicommedia distopica collegata a Blade Runner con replicanti con forma umana, l'altra è ispirata al cambiamento climatico e alle enormi perdite che comporta alle specie marine».
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