"Ant-Man & the Wasp": torna la freschezza in casa Marvel

Il supereroe in grado di miniaturizzarsi è protagonista di un sequel forse poco ambizioso ma ben realizzato, che intrattiene grazie a un frullato di azione, sentimento e comicità

"Ant-Man & the Wasp": torna la freschezza in casa Marvel

E' nelle sale "Ant-Man and The Wasp", un'uscita che è un piccolo evento estivo per gli appassionati dell'universo cinematografico Marvel.
Il film, sequel del grande successo del 2015 e collocato tra gli eventi di "Captain America: Civil War" e l'avvento di Thanos, costituisce una boccata d’aria fresca, essendo assai più ludico di titoli recenti nonché emotivamente pesanti come "Black Panther" e "Infinity War".
Miscuglio di azione fracassona e dramma familiare, "Ant-Man and The Wasp" fa un sapiente uso della comicità, amalgamandola con grande equilibrio all'intreccio della storia. La regia è dinamica e la realizzazione tecnica inappuntabile, proprio come ci si aspetta da un'opera Marvel.
Il film inizia con Scott Lang (Paul Rudd), alias Ant-Man, agli arresti domiciliari per aver preso parte alla guerra civile tra supereroi. Sono ormai passati due anni e ha quasi finito di scontare la pena, quando rimane coinvolto nuovamente nelle vite di Hank (Michael Douglas) e Hope (Evangeline Lilly), alla ricerca della loro perduta moglie e madre, Janet (Michelle Pfeiffer). I due hanno bisogno di Ant-Man per localizzarla nell'universo quantico in cui è dispersa da trent'anni. Sarà una corsa contro il tempo piena di ostacoli.
"Ant-Man & the Wasp" presenta effetti speciali all'altezza, combattimenti dalle coreografie curatissime e inseguimenti mozzafiato costellati da repentini ingrandimenti e rimpicciolimenti. In mezzo a personaggi amabili e battute efficaci lasciano invece a desiderare i colpi di scena, piuttosto prevedibili, e gli aspetti scientifici dell'adrenalinica avventura. L'aggettivo quantico è ripetuto come un mantra ma non ne viene mai fornita la benché minima definizione: si snocciolano concetti come mondo subatomico, stato della materia e dimensione alternativa mischiandoli tra loro con superficialità. L'attenzione, del resto, è tutta sui rapporti familiari, vero motore degli eventi in un film in cui non c'è nessuna minaccia all’esistenza dell’umanità, fulcro invece degli ultimi due capitoli della time-line Marvel.
Il salvataggio di Janet è la missione primaria dei nostri eroi, per i quali i cattivi di turno rappresentano solo intralci in itinere. L'assenza di antagonisti carismatici e dalla perfidia congenita è evidente: degno di nota perché drammaturgicamente interessante è solo il personaggio di Ghost (Hannah John-Kamen), la cui spietatezza ha un fondamento che rende la figura più vicina all'antieroe che al villain.
I due protagonisti si controbilanciano a dovere poiché tanto Scott/Ant-Man è un adulto bambinone con la propensione a fare disastri, quanto Hope/Wasp è seria e ineccepibile.


Siamo in un film dal ritmo scorrevole che, pur non brillando per creatività o originalità, intrattiene con computer-grafica avveniristica, umorismo efficace e una linea narrativa ben sviluppata.
Guai ad alzarsi prima della fine dei titoli di coda: l'attesa regala, come sempre, due scene extra.

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