«"Ho trasformato casa mia in uno studio televisivo...Invito dei personaggi a casa mia, i cameramen della Rai e da lì creo le mie trasmissioni senza perdere lo spirito goliardico». Così, con disarmante semplicità, Renzo Arbore (reduce dal concerto di ieri a Torino con la sua Orchestra Italiana) racconta il suo nuovo programma su Rai Storia alle 21.10 (ogni martedì) la cui prima puntata si intitola ...Le chiamavano jazz band. «Ho convocato un appassionato ed esperto come Pupi Avati, autore della fiction Jazz band, ed insieme raccontiamo, con aneddoti, filmati e fotografie, l'epoca d'oro del primo jazz in Italia, quando nel dopoguerra ragazzi scatenati come noi ascoltavano quella musica proveniente dall'America, che aveva un'aria così misteriosa ed elitaria, e cercavano di imitare i suoni di Louis Armstrong e Bix Beiderbecke. Avevamo solo l'entusiasmo dalla nostra parte... Imparavamo dai dischi, ma i dischi andavano a velocità diversa a seconda del giradischi che si usava. Fu un periodo carbonaro in cui in tutta Italia nascevano gruppi cosiddetti jazz che si invidiavano l'un l'altro. Foggia e Napoli, le mie città, erano favorite dallo sbarco dei militari americani, ma anche Milano e la Romagna si difendevano, tanto che lì, oltre ad Avati, si mise presto in mostra Lucio Dalla con le sue inimitabili improvvisazioni al clarinetto". Un evocativo amarcord perché "siamo rimasti in pochi a divulgare la memoria storica delle nostre radici: questa è una delle mie ultime missioni". Tra immagini di un Arbore giovanissimo "suonatore" e di molti altri personaggi che vanno da Romano Mussolini a Gorni Kramer (passando per i "passaggi" italiani di giganti come Dizzy Gillespie e Charlie Parker) si arriva al jazz di oggi, diffuso nel mondo da protagonisti come Enrico Rava e Stefano Bollani.
Arbore ha intenzione di rinfrescarci la memoria su alcuni periodi fondamentali del costume italiano; infatti nella seconda puntata, insieme a Marco Presta (conduttore con Antonello Dose del popolare Ruggito del coniglio su Radio2) racconterà l'evoluzione della radio. "Il primo strumento di intrattenimento entrato nelle case degli italiani. Racconteremo le canzoni degli anni Trenta, tra jazz e spunti melodici, i bollettini di guerra, i primi Festival di Sanremo fino alla rivoluzione che proprio io e Gianni Boncompagni abbiamo contribuito ad avviare con programmi fuori dal coro come bandiera gialla e Alto gradimento". La terza puntata, il 3 gennaio, dal titolo Napoli signora, ospiterà Raffaele La Capria e svelerà i misteri artistici e umani del capoluogo partenopeo, un tesoro di arte e cultura popolare. "Ho già messo in cantiere le successive puntate - racconta Arbore con entusiasmo - una dedicata al primo rock'n'roll italiano, soprattutto milanese, quello di Jack La Cayenne, di Adriano Celentano e di Enzo Jannacci, che allora erano degli scatenatissimi rocker. Un'altra al beat italiano, di cui modestamente sono stato un precursore. Ho contribuito a trasformare i ragazzi in giovani grazie alle canzoni che arrivavano dall'Inghilterra e dall'America e ai nuovi modi di vestirsi e di comportarsi: insomma l'anticonformismo". Ma il progetto a cui tiene di più è quello - in tre puntate - dedicato al suo amore di sempre, Mariangela Melato. "Una persona di cui so tutto e che è stata una grande artista a tutto campo».
Nel frattempo il maestro continua a dare impulso alla sua Arbore Channel Tv, che via Internet trasmette il meglio della musica antica e nuova in circolazione. «Spero che presto potremo fare qualcosa di buono con la Rai".
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