Rispetto alle prime edizioni, architettura è una delle Biennali più giovani, la prima fu nel 1980, oggi il pubblico è ben più ampio, lo stesso che visita anche l'arte, generi ormai contaminati tra loro. Complice lo slittamento in avanti di un anno, Venezia offre accanto ad architettura un programma piuttosto nutrito di mostre d'arte (che resteranno aperte fino a novembre proprio come la Biennale), cominciando dal ritorno di Georg Baselitz che nel 2019 era stato protagonista della retrospettiva all'Accademia. In questi giorni il pittore tedesco, è a Palazzo Grignani e alla Fondazione Vedova. Nella dimora rinascimentale, presenta dodici grandi quadri nuovi site specific. Al Magazzino del Sale, sede della Fondazione Vedova, Baselitz si misura con un omaggio alla gloria veneziana della pittura astratta, rifacendosi ai quadri che Vedova realizzò negli anni berlinesi. Il rischio di inflazione c'è ma almeno i dipinti sono nuovi ed è sempre bello quando un artista vecchio se la sente ancora di rischiare. Si parla di pittura anche alla Fondazione Prada, ma con quella modalità sarcastica che contraddistingue la poetica di Peter Weiss fin dai tempi in cui operava con David Fischli. Scomparso il compagno d'avventure, Weiss si è reinventato curatore pur non rinunciando a fare l'artista e proponendo questa stranissima Stop Painting, a tratti esilarante, una riflessione che enumera i tanti funerali cui è stata sottoposta la nobile arte del dipingere, peraltro sempre resuscitata. Ci sono i grandi nomi amati dal pubblico (Fontana, Burri, Boetti, Manzoni) ma i più sorprendenti sono meno conosciuti, come Gene Beery che nei primi anni '60 scriveva frasi demenziali contro la pittura; Jean-Frederic Schnyder riproduce lo stupido quadretto che campeggiava nel salotto dei Simpson; Michael Krebber invece rifà compulsivamente la chiocciolina disegnata da Kate Middleton durante la visita a una scuola e già valutata migliaia di sterline. C'è persino, fatto più unico che raro, un lavoro ironico di Michelangelo Pistoletto, la tuta da pittore smessa per sempre prima di passare all'Arte Povera. A chi è convinto che la pittura sia una cosa seria, questa mostra farà davvero bene. Evento eccezionale la personale di Bruce Nauman a Punta della Dogana, poiché è molto raro vedere le opere dell'artista americano, uno dei più importanti tra i viventi. Di fronte a ogni suo lavoro sia ha come l'impressione di averne visti decine di altri ma senza la stessa profondità concettuale e intensità. A casa Pinault non va in scena un'antologica vera e propria, anzi la scelta cade soprattutto su opere nuove o remake di storici video e performance direttamente dagli anni '70. Per specialisti, piuttosto difficile.
Mancano i neon, le sculture più conosciute ma in compenso ci sono le installazioni insonorizzate percorribili dove il suono si attutisce restituendo una sensazione di isolamento e di disagio. Nauman è noto per decidere da solo come fare le mostre, difficile lavorare con lui, però avercene di artisti ancora graffianti e pungenti come lui, alla soglia degli 80 anni.
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