Venezia I fischi e le urla di «vergogna» per «Piuma» di Roan Johnson in concorso? «È fisiologico, sono nella norma più che un'eccezione», dice Alberto Barbera durante il consueto pranzo con i giornalisti al giro di boa della Mostra del cinema di Venezia. Sarà la sicurezza del mandato del 2020, sarà il ritorno a Venezia dei film hollywoodiani - ben sette - accompagnati dalle star, sarà il nuovo cubo rosso con i suoi 500 posti che hanno coperto il buco nel giardino, saranno i numeri che il presidente della Biennale Paolo Baratta snocciola con tutti i segni più, tra cui il tredici per cento in più dei biglietti venduti rispetto al 2015 (e +30% sul 2014), fatto sta che Barbera appare molto sicuro di quello che fa e di come lo fa: «Se non fossi convinto della mia selezione di film sarei schizofrenico». Idem per chi ha criticato la scelta dei film italiani in concorso.
Molti hanno scritto che un film come «Indivisibili» di Edoardo De Angelis, presentato nella sezione autonoma «Giornate degli autori», doveva stare in concorso: «Da molto tempo non leggo più la stampa durante il festival, lo faccio dopo. Sia per questioni di tempo, sia su consiglio di Thierry Frémaux che fa così anche Cannes».PArm
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