Bob Geldof: "Il dolore per la morte di mia figlia è un abisso senza fondo"

In una intervista il fondatore del Live Aid ha ammesso di soffrire tremendamente ogni giorno dopo la morte della figlia Peaches. Piange spesso in auto, per strada e sostiene di compilare elenchi di buoni motivi per morire

Bob Geldof: "Il dolore per la morte di mia figlia è un abisso senza fondo"

Bob Geldof ospite del "The Tommy and Hector Show" ha finalmente deciso di parlare della straziante morte di sua figlia Peaches, morta nel 2014 all'età di 25 anni. "Solo a nominarla – ha detto Geldof - provo un insopportabile dolore. Non so quanto reggerò ancora". La madre di Peaches, Paula Yates, fu trovata morta nella sua casa di Wrotham, nel Kent, 14 anni prima della morte della figlia, nel settembre del 2000, per overdose d’eroina.

Aveva lasciato Geldof per seguire il suo nuovo amore, Michael Hutchence, leader degli INXS, poi morto suicida nel 1997. La morte di Hutchence distrusse Paula psicologicamente e la trascinò giù a fondo nel baratro della droga da cui le figlie Fifi, Peaches, Pixie e Heavenly non poterono fare nulla per salvarla. Un dolore troppo grande per Peaches, legatissima a sua madre che, così come successo anche nel caso di Withney Houston e sua figlia Bobbi Christina, morte in circostanze simili, anche lei è deceduta per overdose d’eroina. Geldof, costretto prima ad affrontare la perdita del suo grande amore, Paula Yates, ebbe il colpo di grazia quando la figlia Peaches morì nel pieno della sua giovinezza.

"Solo rimorsi, rimpianti, sensi di colpa...Il tempo non guarisce niente, è una gran ca**ata! Il lutto è sempre nel tuo cuore" ha detto il rocker, spiegando di aver trovato di recente "insopportabile" l’aver dovuto presenziare al funerale di un suo caro amico. "Spesso quando guido e scatta il semaforo, mi fermo e scoppio in un pianto disperato. Poi mi guardo intorno sperando che nessuno degli altri automobilisti in fila mi abbia visto e, se invece mi succede per strada, spero che le persone delle case accanto non mi abbiano scattato una foto col cellulare per farla pubblicare sui giornali", ha confessato Geldof, che finora non aveva mai parlato nei dettagli dell’effetto della perdita della figlia sulla sua vita quotidiana che considera "ormai distrutta".

E ancora: "Però poi mi dico che non devo vergognarmi delle mie lacrime. Quel che è successo a me succede a tanti. Mi dico: 'Ok, è ora di piangere, è giusto farlo'. Così lo faccio al massimo perché non serve a nulla trattenerlo. Io non ci riesco. Poi scatta il verde e devi andare. Ma il dolore viene con te ovunque".

Geldof ha poi aggiunto: "Ho accettato il fatto che il dolore è un abisso infinito, senza fondo. Non credo a chi ne viene fuori. Io proprio non capisco come si faccia. Ci ho provato per le altre mie figlie a cui voglio un bene infinito. Per loro ci sono sempre, ma non sarò mai più il papà di una volta, un pezzo di me e di loro se n’è andato per sempre. Loro mi capiscono perché anche loro adoravano la sorella".

Il fondatore del Live Aid ha quindi rivelato che, dopo aver capito di non poter fare nulla per superare il trauma per la morte della figlia, "mi sono trovato a scrivere un elenco degli 'aspetti negativi dell'essere vivi', durante un giorno particolarmente buio dopo la morte di Peaches.

Ricordo che chiamai un amico per leggergli quest’elenco e lui mi urlò di non fare niente di stupido. E io non l’ho fatto, ma quell’elenco è stampato nella mia testa e ogni tanto mi torna in mente", ha concluso Geldof con voce sommessa.

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