Forte dei Marmi (Lucca) - Non ci si abitua mai alla grandezza di persone come lui. È la terza volta che lo incontro, la prima è stata due anni fa alla Celebrity Fight Night organizzata nella sua splendida villa toscana alla presenza di Sophia Loren, John Legend e Lionel Richie. Andrea Bocelli è un eroe contemporaneo, un orgoglio italiano con una carriera straordinaria. Straordinaria almeno tanto quanto lui. Si è esibito davanti a tre pontefici e quattro presidenti americani, ha venduto 80 milioni di dischi nel mondo, ha conquistato una stella sulla Walk of Fame. Ma oltre ad essere una leggenda musicale internazionale, il tenore toscano continua a contraddistinguersi nel mondo per umiltà, solidi valori, immenso amore per il prossimo. Oggi lo incontro in occasione di “Cinema”, il nuovo album uscito in 75 paesi e in cui reinterpreta brani tratti da colonne sonore.
Andrea, tu ti sei laureato in giurisprudenza, poi però hai fatto uno straordinario percorso artistico che più volte hai definito da fiaba. Era questo il sogno dell’Andrea ragazzo che si esibiva nei pianobar in Versilia?
"Diciamo che la realtà è andata ben oltre i sogni, non ho mai osato sognare una carriera come quella che poi ho avuto.
Se dico “è bellissimo, assomiglia ad Omar Sharif” cosa ti viene in mente?
L’incontro con la signora Caterina Caselli (ride). Mi vide per la prima volta ad un concerto di Zucchero dove facevo una piccola partecipazione, e tornando in Sugar disse “ho visto un ragazzo bellissimo che sembra Omar Sharif”. All’epoca ero ancora un ragazzo (ride).
Conosciamo tutti la tua storia, che è fatta anche di una pallonata che a dodici anni segna il tuo percorso
Sai, io penso che la vita sia fatta di episodi mai legati al caso. Il caso non esiste neanche nella pallina della roulette, è un’illusione di uomini superbi e senza legge. Noi chiamiamo caso tutto quello che non si riesce a capire.
Cosa più di tutto non riusciamo a capire?
La grandezza di Dio e dello straordinario progetto creato per noi. Una grande fede, la tua. Ma tornando a quella pallonata, ti sei mai chiesto perché? No, figurati se mi metto a pensare al perché. Io sono contento della mia vita, sono una persona superfortunata. Che poi, sostanzialmente la fortuna consiste nella felicità.
E qual è la tua felicità?
Essere cresciuto in una famiglia unita, che mi ha voluto bene. Io sono sempre stato amato, dagli amici, dalle partners, dai figli.
Mi ha colpito tanto sentirti dire con una tenerezza disarmante “io non ho mai smesso di sentirmi in debito col mondo”
È vero, è cosi. Infatti qualche anno fa ho creato una fondazione per condividere con le tante persone meno fortunate la mia esperienza di vita molto fortunata.
L’Andrea Bocelli Foundation, una fondazione a cui hai voluto dare il tuo nome. Perché quest’assunzione pubblica di responsabilità?
Perché non possiamo restare con le mani in mano, la povertà è un problema che non è più solo sulle pagine dei giornali o in tv. Bussa alle porte di tutti, e dobbiamo prenderne coscienza e agire.
E tu non sei rimasto affatto con le mani in mano. Oltre 18 milioni di dollari raccolti nel corso delle due edizioni italiane della Celebrity Night.
Con la fondazione ho iniziato intervenendo fra il popolo di Haiti, uno dei più flagellati al mondo, e abbiamo costruito scuole e creto nuovi reparti nell’ospedale di Port-au- Prince. Su un altro fronte invece stiamo collaborando col Mit di Boston per creare uno strumento che possa risolvere alla radice il problema dei non vedenti che vivono nelle metropoli.
Qual è il disagio maggiore per un non vedente oggi?
Un non vedente può leggere, scrivere, studiare, fare musica. Il problema più grande è potersi spostare in completa autonomia. Il nostro obiettivo è ovviare a questo.
Parlando di Caruso e del silenzio che per 48 ore che si imponeva come esercizio interiore hai detto “quando si è costretti a stare in silenzio si scoprono cose importanti”. Cosa ti ha insegnato stare al buio?
Ma il buio non esiste, è solo una sensazione visiva. Se un non vedente vedesse buio, allora vedrebbe. Il silenzio invece insegna molto, ti regala una dimensione in cui ti dedichi completamente all’ascolto di quello che ti suggerisce la natura, il mondo che ti circonda, gli altri.
È uscito da poco il nuovo album “Cinema”. Sedici colonne sonore cantate in lingue diverse
Sì, oggi non si può più pensare in termini di confini nazionali, la musica deve essere internazionale. Già l’Opera fu da subito un fatto non solo italiano, basti pensare agli eccelsi compositori francesi, tedeschi, russi. “Cinema” è un disco che pensavo da tanto tempo, e che mi riporta a quando da bambino ascoltavo i brani di Frank Sinatra e di Mario Lanza.
Possiamo considerarlo un omaggio alla settima arte?
In realtà all’epoca non sapevo che quei brani fossero tratti da film. E poi non ho mai avuto una passione particolare per il cinema. Anche oggi preferisco guardare i film a casa coi miei figli, seduto in poltrona, dove posso parlare, commentare, intervenire. Perché chiudermi in una sala cinematografica la domenica pomeriggio quando posso stare fuori con gli amici?
Perché allora cantare su temi cinematografici?
Perché la musica da film è a sé stante, fuori dagli schemi, più ispirata. Non ha lo schema classico fatto da strofa e inciso. Fa da cornice ad un quadro, e si presenta ai compositori come una grande prateria dove poter spaziare in libertà.
Se ne frega del dover essere commerciale a tutti i costi
Esatto, bravo, è proprio così.
Come hai scelto i brani?
Ciascun pezzo è legato alla mia memoria di bambino, da “Moon River” a “Ol' Man River”. “Be my love” di Mario Lanza è stata la primissima interpretazione tenorile che abbia sentito.
Fra questi 16 brani duetti in “Cheek to Cheek” con tua moglie Veronica. Posto che è una donna bellissima, cos’è la bellezza per te?
Il motore del mondo, come l’amore. Io ho questo teorema: quel che è buono è bello, e quel che è bello è buono. Una cosa buona abbellisce il mondo.
Cosa ti ha fatto innamorare di Veronica?
Una certa corrispondenza tra la bellezza esteriore e quella interiore. Aldilà della poesia, l’amore è questione di chimica. Mi sono innamorato di lei al primo contatto. Stringerle la mano e sentirle dire “è un onore conoscerla Maestro” è stato sufficiente a creare quella scintilla che chiamiamo amore.
Nel video “Nelle tue mani”, tema tratto dal film “Il Gladiatore”, sfrecci a cavallo come un pazzo nel deserto di El Mirage in California. Come fai? Piena fiducia nel cavallo o in te stesso?
Bisogna fidarsi l’un l’altro, come in ogni cosa della vita che implichi una relazione. In tutte le lingue c’è l’espressione “volere è potere”, gli inglesi dicono “where there is a will there is a way”. Io vado a cavallo da quando sono bambino, è sempre stato il mio mezzo di locomozione, l’amico per eccellenza.
La paura degli aerei però non l’hai ancora abbandonata
Quella mai, salto tutti gli ostacoli che vuoi ma attraversare l’oceano in aereo mi crea non pochi problemi (ride).
C’è qualcuno a cui senti di dover dire grazie?
A mia madre, per quello che ha fatto per me. E a Veronica. Il suo ingresso nella mia vita è stato importante al punto che mamma le disse “grazie per aver riportato il sole nel cuore di mio figlio”. Una volta il babbo di Veronica ci ha definito un incontro d’anime, è proprio così.
E a chi chiederesti scusa?
A qualcuno a cui ho fatto male involontariamente. È stato un reato colposo, l’intenzione non era di ferire.
Immagino stiamo parlando d’amore
Sì, in campo sentimentale, mai fra gli amici. L’amicizia è uno dei valori più grandi della mia vita.
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