Il boss, lo scrittore e il sogno di diventare i nuovi «Gomorristi»

Il nuovo romanzo di Gaetano Cappelli narra (anche) delle ambizioni di un capobanda

Il boss, lo scrittore e il sogno di diventare  i nuovi «Gomorristi»

Dennis, quel pomeriggio, tremava tutto entrando nella magione del re della Capitanata. L'ultima volta che c'era stato, ormai vari anni prima, per cantare a un compleanno, aveva giurato di non metterci mai più piede. D'accordo d'accordo, lo sapeva da sempre che quella era gente capace di qualsiasi cosa ma, dopo le urla strazianti che aveva sentito da qualche anfratto remoto mentre s'era appartato a fumare una sigaretta, aveva i brividi già solo al pensiero di riavvicinarlo, Cozzajanga. E invece eccolo di nuovo lì, davanti al muro di cemento, alto come quello d'un carcere, scrutato dall'occhio ottuso della telecamera, mentre entra in questa specie di fortezza. Macche non si fa per le donne? Quando se l'era trovata davanti, Maddy, allestita come una puttana da rivista patinata, non aveva resistito. E insomma le aveva detto di sì. Ma adesso che attraversa il corto cortile, annusato dai due rottweiler sgrufolanti, tenuti a bada da un gigante nerboruto tutto vestito di nero con un canino d'oro, quasi si sente mancare. Anzi, dopo aver salito l'unico piano di una scala elicoidale di marmo verde bottiglia non se lo ricordava tutto questo verde nella casa deve davvero fermarsi perché gli manca l'aria e la testa gli gira.

Cozzajanga che se ne sta seduto con la faccia verde tetro, vestito di verde scarabeo, dietro la scrivania di marmo verde antico, nel suo studio verde veneziano, compresi i dorsi dei libri verde palladio, ovviamente finti nelle scansie, appena lo vede... ride.

«Pegghie coccheccouse? (Prendi qualcosa?) Cynàr...».

«No, grazie... l'amaro, a quest'auar, è troppo presto...». «Ahahah mannò disceiv Cynàr penseice tu...» e fa segno verso lo scagnozzo che ride anche lui. «E allora ci fasceim na reiga d coca che ceirt a Los Angelès quest eira l'uso?» gli chiede, indicandogliela sul tavolo di porfido.

«Nonnò, è che no stei tant ben co lu mai hearth... coure, ehm» fa lui, con la prima scusa che gli viene in mente per non esser scortese e magari impietosirlo; anche se chi può mai impietosirlo quest'animale?

«Ecci creid co quedda foicha ca t scupeisce! (Ecci credo con quella fica che ti scopi!)».

Dennis mette su un'aria interrogativa.

«Macche t credde ca non so ca te la fei co la signoroura Meddy Veladetti ahahah».

Dennis ride a sua volta. Meglio non contrariarlo e anzi, cogliendo la palla al balzo, dice: «È proprio per chiedervi una greis per lei che son qua. Non vi avrei mai disturbato ma sapete com'è... per tenermela buona...».

«Bbona è bbona assai, forse nu po' vetusta ma la gaddaina (la gallina), da Rossainn Fratell in po', atté seimp vecchia te piasce, no? Ahahah» se la ride di nuovo il malavitoso, mentre alza la testa dal tavolo colla punta del naso imbiancata, essendosela fatta lui, nel frattempo, una Riga abbondante.

«Essì, effettivameinde... ma insomma in dis taime è pure nervousa assai.»

«Mò, e comm mai? Mica cred che me la laiss assutta (me la lasci insoddisfatta). Dopoutoutt si seimp steit l'ereide di Valendino ahahah»

«Be', sì me la cavo.»

«Immaginei di sì... che te la chiaiv ahahah.»

Macche ci avrà da ride, stu meteicatt d meird? pensa Dennis terrorizzandosi subito dopo, come se l'altro potesse leggergli nel pensiero. Poi tira un sospiro: che Cozzajanga sia di buon umore è intanto una notizia, si dice tra sé e sé. E allora eccolo mentre cerca di darsi coraggio e, con ogni cautela, inizia a esporre il caso al boss e, non solo quello non lo caccia a calci nel culo come temeva minimo avrebbe fatto, ma lo ascolta sempre più interessato.

«Fammei capeisc'... queist oldre a fei lu presidend du lu Milan feisce pure lo scrittoure?»

«Nonnò, quest non è Galliani. Galliano si cognoma...»

«Ah, appellacaminde l'orroure (scusami l'errore) e dungue sar'bb nu scr-ttour famous?»

«Così m'ha detto Maddy.»

«Cynàr contruolla sop lu telefòun» ordina al tirapiedi, «E stasc' proprio dò? (E sta proprio in zona?)» chiede al cantante.

«Esactli! A Bocc d Lupo.»

«Sì, ecchequé... Galliaàn...» interviene Cynàr, «alloor ha screitt dieci romainz, ha vint varie preimie...»

«Streica?» fa Cozzajanga che non sa un cazzo ma lo Strega lo conosce. «Quuel no, ma aldri...»

«Quandi?»

«Veidiam... uno due... cinghe. Compreiso lu Deirupo d'Our.»

«A ditte ninde! Alloura iei assorbend! (Hai detto niente! Allora è importante!)» fa il boss e lo pensa sul serio: oltre allo Strega, il Dirupo è l'unico premio che conosce e questo basta a farglielo considerare importante.

«Ecché fa a Boucc d Lup?».

«Stei scrivein nu romainz co' la baronessa.»

«Ah, chidd paccone pettacchioune? (Ah, quella donna molto robusta dal deretano e i seni enormi?)»

«Eh proprio lei, e sapete come so' le femmine. Insomma, Maddy è gelousa dell'amica e allour...»

«Ma gelousa d cousa?»

«Pure Maddy ha scritto due libbr e volessse esse l'unica scrittice locale.»

«Ah, queest nun lo sapeev» fa Cozzajanga e pensa: A saperl ce lo chieddev allei d scrivermeil le mie ggesta mboice (invece) ca a qued scignone mbernacchioud (quello scimmione impernacchiato) d Mellosurgo. Ma mò iè risolto pur megghie. Eppoi aggiunge: «Allour la segnora toua vole che ie lu faccio fuje a Gallian, lo menazze a moine ceicate, t lu fazza a moustre? (Allora la tua signora vuole che io lo metta in fuga, Galliano, lo minacci, lo percuota a moine ciecate ovvero a pugni sulla testa fino a ridurlo un mostro?)»

«Essì» ammette stringendosi nelle spalle Dennis .

«Allour disce a donna Meddy che èi già feitt. La seirv io a douver.»

«Ma grazie grazie, signor Cozzajanga, come posso sdebitarmi per la greis, lu favour?»

«Soul buu-n, am-cizzia e steima! (Solo bene, amiciziae stima!)»

Dennis si è alzato incerto dalla sedia ed è retrocesso fino alla porta d cul, come direbbe Cozzajanga, il quale, nemmeno lui è uscito, ha preso a

sbattere le mani sul tavolo esclamando gioioso: «Cussì l'aggia angappè l'Omeir

mio! Mò ci faisc' lu condrapeile a sti caiz d gomorristi... (Eccosì, l'ho trovato il mio Omero! Adesso li aggiusto a dovere a sti cazzi di gomorristi)

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