"Bridgerton", meno sesso nella serie che reinventa la nobiltà inglese

Su Netflix la fiction sulla corte reale vista con la correttezza di oggi

"Bridgerton", meno sesso nella serie che reinventa la nobiltà inglese

Quando è uscita la prima stagione, un anno e mezzo fa, Bridgerton aveva colpito il pubblico per l'alto tasso di erotismo e per la presenza di personaggi neri inseriti a pieno titolo nell'aristocrazia inglese del 1800, a partire dalla regina Charlotte. Una società multietnica inesistente sui libri di storia ma suggestiva per una fiction, un paradosso volutamente ardito: alla corte reale non c'è razzismo nei confronti delle persone di colore ma le donne devono sottostare alle regole arcaiche del «mercato del matrimonio». Ora, nella seconda stagione, il tema del multiculturalismo valica ulteriori confini: le protagoniste sono due ragazze indiane, sono loro a contendersi i migliori rampolli dell'alta società inglese. Ancora di più sogno, fantasia, ma, tant'è, trattasi di fiction.

Ripresa dai romanzi di Julia Quinn e scritta dalle celebre sceneggiatrice Shonda Rhimes, la serie arriva venerdì su Netflix. Le spettatrici, incuranti delle follie storiche, saranno deluse soprattutto dal non ritrovare l'affascinante duca di Hastings, Regé-Jean Page, che ha fatto lustrare gli occhi a ragazze di ogni età con il suo fisico scolpito e il cucchiaino diventato oggetto di migliaia di meme in rete.

In compenso seguiranno le vicende amorose del primogenito della famiglia Bridgerton, Lord Anthony, interpretato da Jonathan Bailey. Guidato dal senso del dovere per salvaguardare il buon nome della famiglia, è alla ricerca della moglie perfetta nella stagione delle debuttanti che la regina indice ogni anno. La ricerca sembra destinata a fallire finché non arrivano dall'India Kate Sharma (Simone Ashley) e la sorella più giovane Edwina (Charithra Chandran). Quando Anthony inizia a corteggiare Edwina, Kate decide di fare qualunque cosa per impedire la loro unione perché non crede sia vero amore. Ma poi, a furia di schermaglie, la scintilla scatta tra lei e Anthony.

Insomma, tra splendide dimore, sfarzosi vestiti, paesaggi incantevoli, si intrecciano amori, pettegolezzi, fake news (con il bellissimo ruolo della scrittrice di gossip Lady Whistledown) per descrivere la società inglese mostrandone pregi, difetti, segreti e anche per riflettere su temi come l'emancipazione femminile.

Chris Van Dusen (creatore e showrunner) spiega in un junket internazionale com'è questa seconda stagione: «È una cavalcata selvaggia. Abbiamo lavorato duramente per riportare sullo schermo tutto ciò che i fan hanno amato della prima stagione e penso proprio che ce l'abbiamo fatta. È meravigliosa, emozionante, romantica, sexy e scandalosa». Per Bailey (foto), diventato popolare grazie alla prima stagione, è un altro balzo in avanti di carriera. Lui, dichiaratamente gay, interpreta magistralmente il ruolo di sex symbol: «Non ho avuto molto tempo per realizzare che sarei stato il protagonista della seconda stagione - racconta -. Dopo il successo della prima, ci siamo ritrovati velocemente sul set della seconda, ancora in pandemia e in lockdown. Credo che Bridgerton abbia un modo unico di raccontare una storia, è questo che rende la saga emozionante».

Ma non aspettatevi un vortice di scene erotiche come nella prima stagione, quando il duca di Hastings insegnava alla giovane Daphne i piaceri del corpo. «L'uso dei momenti di intimità - spiega ancora Chris - non è una questione di quantità, ma è sempre finalizzato a raccontare una storia, le scene di sesso tra Simon e Daphne servivano a raccontare la loro storia.

Nella seconda stagione ne raccontiamo un'altra: quello tra Kate e Anthony è un modo cerebrale molto interessante di esplorare la sessualità. La chimica tra di loro è fantastica, c'è tanta energia nei loro sguardi: lo spettatore la vede crescere episodio dopo episodio, scena dopo scena. E quando raggiungerà il climax, ne varrà la pena».

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