Gli altri 826 "casi Almasri". I rimpatriati su voli di Stato

Dal 2015 a oggi i soggetti pericolosi sono sempre stati espulsi utilizzando aerei della Gdf o dei Servizi. Il record del governo Conte

Gli altri 826 "casi Almasri". I rimpatriati su voli di Stato
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Nijeem Osama Almasri, passeggero numero 827. Quando il generale-torturatore libico è stato caricato a bordo del Dassault Falcon 900 dei servizi segreti che lo ha riportato a Tripoli, non ha fatto che allungare la lista dei soggetti - quasi spesso cattivi soggetti - che in questi dieci anni hanno lasciato il suolo italiano su aerei di proprietà dello Stato. Una prassi abituale, che finora non aveva portato a incriminare nessuno. E che ora invece vede il presidente del Consiglio Giorgia Meloni indagata per peculato, per essersi «appropriata» di un bene dello Stato.

La statistica delle espulsioni di Stato, basata su dati del Viminale, è stata resa nota ieri dal Foglio, e fa leggere in maniera diversa parte della vicenda Almasri. Il libico, come è noto, era stato oggetto - dopo l'annullamento del suo arresto - di un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale per motivi di sicurezza. La statistica racconta come governi di ogni colore negli ultimi dieci anni abbiano utilizzato con larghezza la facoltà di cacciare gli stranieri considerati pericolosi: si sono registrate 826 espulsioni dal 2015 ad oggi, il record assoluto nel 2018 sotto i governi Gentiloni e Conte 1; il livello più basso, con solo 59 espulsioni, ai tempi del governo Conte 2. D'altronde la norma lascia al ministro dell'Interno ampia discrezionalità, con l'unico obbligo di avvisare preventivamente il capo del governo.

Ma come sono stati fisicamente allontanati, questi 827? La norma prevede che l'espulsione avvenga «con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica» rinviandolo «allo Stato di appartenenza». Questo avviene nella quasi totalità dei casi non con voli di linea ma con aerei di proprietà dello Stato, come è accaduto nel caso di Almasri. Si tratta di apparecchi appartenenti a diverse strutture: Aeronautica militare, Guardia di finanza, o - come è accaduto in questo caso - la Compagnia aeronautica italiana, il vettore aereo dei servizi segreti con base a Ciampino Ovest, che ha messo a disposizione uno dei suoi due Falcon, usati anche per riportare dall'Iran la giornalista Cecilia Sala.

Non si tratta, è bene precisarlo, di voli di Stato. La differenza tra voli di Stato e voli operativi è netta, i primi sono sottoposti alla autorizzazione della presidenza del Consiglio, dove un ufficio apposito si occupa di vagliare le richieste e le esigenze di sicurezza: è questa procedura, per esempio, a venire applicata a magistrati a rischio (anche l'ultimo volo a Palermo di Giovanni Falcone avvenne su un Falcon della Cai). Le procedure di espulsione rientrano invece nella categoria dei voli operativi, gestiti con procedura semplificata, in base alla disponibilità di mezzi e alle esigenze del caso specifico.

Il servizio aereo della Guardia di finanza, in base al protocollo del 2017, mette a disposizione per queste operazioni gli Atr 42 utilizzati abitualmente per i pattugliamenti marittimi ad ampio raggio, mentre la Cai utilizza sia i Falcon che i due Gulfstream G600 che fanno parte della sua flotta. I costi? Difficile fare conti, l'ultimo bilancio dice che la Cai ha fatturato nel 2023 poco più di venti milioni, che dovrebbero essere tutti o quasi a carico dello Stato. D'altronde i costi economici e organizzativi dell'utilizzo di voli di linea, con il sospetto e la scorta in mezzo ai passeggeri, sarebbe indubbiamente più alto.

Così, come per i nove «indesiderabili» che prima di lui dall'inizio del 2025 hanno

dovuto lasciare l'Italia per motivi di «sicurezza nazionale», anche Almasri è stato imbarcato su un volo pagato dai contribuenti. A differenza degli altri, lo ha fatto sul sorriso sulle labbra: ma questa è un'altra faccenda.

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