Quindici brani di un concerto che è diventato un culto, l'ultimo che le telecamere hanno potuto riprendere: quello del tour Anime salve al Teatro Brancaccio di Roma, tenutosi il 12 e 13 febbraio del 1998. Una lunga intervista inedita con Dori Ghezzi. Una galleria di testimonianze che nascono da un'idea intelligente: intervistare alcuni protagonisti dell'ultimo Festival di Sanremo che a Fabrizio De André sono legati da riconoscenza, ispirazione e affetto; intelligente perché è ai millennial e agli adolescenti che De André parla ancora e con forza e queste interviste lo dimostrano. Questo è Buon Compleanno Faber, il regalo che RaiDue in seconda serata ha pensato per il cantautore ligure nel giorno che sarebbe stato la sua festa.
Mentre nel weekend passato da Rapallo a Fregene, da Cagliari a ViadelCampo29Rosso, che porta in tour nel cuore della «città vecchia» Genova i curiosi alla scoperta dei luoghi di Faber, in tutta Italia è stato un susseguirsi di celebrazioni per rendere omaggio al cantautore scomparso dieci anni fa e nato a Genova il 18 febbraio del 1940, quello che stasera la Rai ha previsto è un ritratto speciale di quasi due ore tra canzoni e interventi. Gli interventi da Sanremo sono la parte più stuzzicante, che aiuta a dare di De André un'interpretazione contemporanea: «Per noi, che siamo nati nella sua città, è come una stella del cielo: è lì e ogni tanto la guardiamo», per i conterranei Ex-Otago; una conoscenza ricevuta piano piano, insieme alla famiglia e un brano, La Canzone dell'amore perduto, che descrive così bene l'uomo e la società di oggi, nel cuore di Ultimo; «Con lui le canzoni diventano un modo per scandagliare i fondali emotivi», nel contributo di Ermal Meta; l'estate in Liguria, insieme al padre, voleva dire ascoltare De André e Ho visto Nina volare come canzone perfetta per parlare di «malinconia e poesia» nelle parole di Jack Savoretti. Sono questi alcuni dei commenti che i più giovani hanno voluto tributare a Faber come loro maestro.
Mentre tra le suggestioni dei grandi ci sono quella del rocker, Ligabue, che invita a considerare non solo le liriche, ma la «solidità della voce» di Faber e la chiosa poetica di Enrico Ruggeri: «Ci ha insegnato a non dividere il mondo in buoni e cattivi, ma in miliardi di anime, a volte salve ma non sempre». E poi gli aneddoti di Paola Turci, Brunori Sas, i Negrita, Enrico Nigiotti, Gué Pequeno e Danila Satragno, la vocalist che ha partecipato all'ultimo tour di Fabrizio. È proprio da questo ultimo tour che vengono le immagini più belle di Buon compleanno Faber: la performance dal vivo del Brancaccio rievoca un'atmosfera magica, quasi favolistica. Nell'esecuzione di classici del Novecento come Bocca di Rosa, Il testamento di Tito, Fiume Sand Creek, Il pescatore o Via del Campo o delle canzoni di quello che fu l'ultimo album, Anime salve, come Princesa, Dolcenera e Disamistade, Faber è affiancato da una formazione straordinaria. Tra gli altri, Ellade Bandini alla batteria, Stefano Cerri al basso, Mark Harris alle tastiere, Michele Ascolese e Giorgio Cordini alle chitarre. E naturalmente in quella serata c'erano con lui i figli, Cristiano al violino e Luvi tra le voci femminili: «Ogni volta che riguardiamo le immagini di questo concerto insieme ai figli è commozione», racconta Dori Ghezzi. «Come se avesse saputo che era l'addio».
È il ricordo di Dori Ghezzi a dare a questo tributo il giusto accento di tenerezza e familiarità: «Ogni giorno mi chiedono di Fabrizio e sono combattuta se condividere oppure no con la gente. Ma poi concordo nel volerli rendere parte di una famiglia», commenta nell'intervista, in cui ci sono la rievocazione di come iniziò il loro amore insieme ad alcune immagini della fiction Rai dello scorso anno, Principe libero e la vita insieme, di come De André lasciò il mare e il mondo per la campagna e dei suoi successi di allevatore, del rapporto di Faber con il padre, dei giorni duri del sequestro e di quale lezioni ne avesse tratto.
E un pentimento di cui pochi, anche nell'ambiente musicale, sanno: «La cosa che rimpiango? Non averlo fatto incontrare con Lucio Battisti, che fin dai miei esordi era amico mio. Quando seppe di Fabrizio mi disse: È vero quello che si dice di voi due? C'è qualcuno che pensa che sia un passatempo, una botta e via. Ma io non penso che sia così».
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