La canzone italiana secondo Nannini? Una tempesta rock

Gianna interpreta classici di Paoli, Dalla, De André, Modugno e molti altri "Nostalgia? È un disco trasgressivo. La mia 'Volare' ha la potenza dell'heavy metal"

Gianna Nannini durante la trasmissione Rai "Sogno e son desto"
Gianna Nannini durante la trasmissione Rai "Sogno e son desto"

Prende fiato e poi ci pensa. Parla e si ferma. Una mitraglia divertente e divertita. L'intervista quasi sincopata di Gianna Nannini conferma che, come sempre, quando lei inizia un'impresa, non risparmia neppure un po' di energia. Stavolta tocca a Hitalia , una sorta di enciclopedia Nannini sulla canzone popolare italiana del Novecento: «Non ho scelto le canzoni più popolari, ma quelle più belle tra le popolari». Capito? Da Dio è morto al Cielo in una stanza a Pugni chiusi a Un'avventura e 'O Sole mio , ha fatto indossare a tutte le diciassette canzoni gli abiti ruvidi del rock alla sua maniera, potente e aggraziato.

Quindi chitarre sempre, e assai impetuose.

Una sfida come quelle che le piacciono perché difficili, spesso impopolari, talvolta impossibili: «Dopotutto da trent'anni penso che solo gli italiani non siano convinti della grandezza dei brani italiani». Perciò ha fatto un elenco di titoli e alla fine si è accorta che raccoglieva il parterre du roi dei nostri autori, da Mogol a Migliacci e Bardotti e Conte o Guccini: «Sono il biglietto da visita di un intero secolo». Detto, fatto. Anzi, cantato. «Ogni tanto bisogna cambiare rotta, l'ho sempre fatto e anche stavolta non ho resistito», dice lei a cento all'ora. Però c'è un però. Qualcuno potrebbe pensare che Hitalia sia un disco nostalgico, sapete unol di quei modi per dire che una volta le canzoni erano meglio. «Nostalgico?». Pausa di un pasio di secondi: «Ma se è venuto fuori un disco praticamente trasgressivo. E mi piace molto la definizione di “Metal Modugno” che qualcuno ha affibbiato alla mia versione di Volare . Sì l'intenzione di questo disco è metal, anche se il risultato è meno aggressivo». Dopotutto, anche se in Italia passa spesso in secondo piano, l'alter ego di Nannini, ossia il coproduttore Wil Malone, è uno che se ne intende visto che ha lavorato con Black Sabbath, Iron Maiden e Depeche Mode. Un tipo con le idee chiare. Molto. «Ha la sapienza del rock, quello vero, e l'ha adattata a un repertorio che è lontanissimo dalle sue origini e dalla sua formazione». E in effetti da Sabbath Bloody Sabbath al Guccini di Dio è morto (incisa dai Nomadi nel 1967) il passo è lungo assai. Pausa pensierosa: ««Non così tanto. Guccini è il più rock di tutti i nostri cantautori e i versi di quella canzone sono così attuali che sembrano scritti ieri». Sguardo vivace, battuta pronta, Gianna Nannini sembra di nuovo in una di quelle fasi scatenate che da decenni la consacrano tra le artiste più grintose del mondo.

Quindi non è un caso che da marzo farà la special guest in Germania, Austria e Svizzera del tour «Rock meets classic», un evento da quelle parti non solo perché nel cast ci sono Ian Gillan dei Deep Purple, Rick Parfit degli Status Quo e John Wetton degli Asia. Concerti pieni di energia con le chitarre quasi metal che incontrano un'orchestra sinfonica: «Poi a maggio inizierò il tour italiano per questo disco». E sarà una sorpresa perché Nannini, si sa, ha sempre fatto quasi tutto da sola, scrittura, composizione, produzione, ma stavolta, oltre ai suoi, canterà anche brani di altri, mica facile. «Mi sono accorta - spiega tutto d'un fiato - che prestare la mia voce all'ispirazione di qualcun altro è quasi catartico: e allora ho accettato la sfida».

E non si è fatta mancare nulla. Ad esempio, ne Il cielo in una stanza canta anche Gino Paoli, incrocio piuttosto imprevedibile . «Ha inciso le strofe con quella sua voce favolosa e trascinata. Ha una lentezza che è clamorosamente sexy». Invece, parliamoci chiaro, con Vasco Rossi i punti d'incontro della Nannini sono di più, molti di più: «In fondo abbiamo iniziato insieme a portare davvero il rock in Italia tanti e tanti anni fa». Difatti lei canta C'è chi dice no . E lui si fa sentire. «Il nostro è stato un incontro troppo divertente. L'ho chiamato dopo il provino e gli ho detto: “Senti, non sono tanto capace, tu invece la canti così bene...”. Così ha fatto qualche intervento anche lui, dando una profondità diversa al brano. In questo disco non ci sono veri e propri duetti: ci sono anime diverse nella stessa partitura. Così è stato anche Massimo Ranieri». È lui ad affiancarla in 'O sole mio : «È una sorta di recitato. D'altronde ha una voce che è anche pienamente teatrale». Dunque, in Hitalia c'è davvero il giro d'orizzonte del nostro Novecento popolare: «In tutto la nostra musica e i nostri musicisti sono ammirati, qui da noi molto meno».

D'altronde, nessuno più degli italiani parla peggio dell'Italia: «Ascolti un tg qualsiasi e sembra che siamo gli ultimi del mondo. E poi basta con tutte queste polemiche». Lei ne sa qualcosa perché «ho sempre parlato chiaro e qualche volta mi hanno sbranato».

Come quando si è fatta fotografare con il pancione mentre aspettava Penelope: «Dicevano che fosse una mossa promozionale per il disco. Ora che lei cresce a vista d'occhio, io la guardo e mi chiedo: ma davvero qualcuno può credere che sfrutti mia figlia per far pubblicità a un disco?».

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