"Charles mise nei Peanuts la poesia della vita comune"

Jean Schulz, moglie dell'inventore di Charlie Brown, presenta iniziative di beneficenza. E ci racconta suo marito

"Charles mise nei Peanuts la poesia della vita comune"

Aveva due giorni di vita quando Charles M. Schulz iniziò ad avere a che fare con il mondo dei fumetti. Lo zio, guardandolo, notò una somiglianza con il cavallo Spark Plug, del fumetto Barney Google, e gli affibbiò un soprannome: Sparky, scintilla. Quel soprannome gli resterà per tutta la vita ed è così che Jean Schulz, vedova del grande fumettista scomparso nel 2000, lo chiamerà durante l'intervista che segue, realizzata per far conoscere al pubblico le tante iniziative benefiche legate al mondo dei Peanuts, le meravigliose noccioline che da più di sessant'anni ci regalano gioia.

«Take care with Peanuts», comprende decine di iniziative, dai campi estivi per i bambini gravemente malati, alla realizzazione di murales per gli ospedali pediatrici nel mondo, dalla campagna per la sicurezza stradale «Vacanze coi fiocchi», a quella che ha permesso di piantare alberi nelle zone colpite dagli incendi: «Sono stata appena intervistata dalla televisione australiana. Abbiamo piantato molti alberi dopo il terribile incendio dello scorso anno e so che ora anche l'Italia sta subendo un'analoga tragedia. Sono molto dispiaciuta per quello che sta succedendo in Sicilia e Sardegna». È facile capire perché Charles e Jean Schulz si sono innamorati e sposati, nel 1973. Empatia è la parola chiave. Quella di Jean traspare dalle sue parole, quella di Charles è stata disegnata per oltre cinquant'anni.

Chi era Charles Schulz?

«Era una persona curiosa, un grandissimo osservatore delle persone e questa capacità di osservazione era il suo dono più grande, gli conferiva gentilezza e spirito di accettazione degli altri esseri umani. Osservava tutto quello che accadeva intorno a lui, aveva opinioni molto forti e idee ben precise su cosa gli piaceva che cosa non gli piaceva, ma accettava le persone e il mondo per come erano. Non era un aspetto molto conosciuto del suo carattere. Credo ci fosse molta grazia in questo suo modo di essere».

La sua capacità di osservazione traspare in ogni suo personaggio.

«Vero. I Peanuts hanno sempre dimostrato di provare preoccupazione e interesse per l'ambiente, per la natura, per gli altri. Sono curiosi sulle cose del mondo, come lo sono tutti i bambini, e ne parlano fra loro. A parte Lucy forse, che dà a suo fratello informazioni sbagliate, tipo che la pioggia cade in su e non in giù, tutti gli altri si interessano, sono curiosi di cosa succede intorno a loro. E Sparky era come loro».

Il mondo, nell'ultimo anno e mezzo è straordinariamente cambiato. Secondo lei come avrebbe reagito Charles Schulz a questo stravolgimento? Come l'avrebbe disegnato?

«Non so come avrebbe reagito lui ma trovo incredibile che l'iniziativa Take care with Peanuts sia nata prima di tutto questo, prima del virus. È stata una straordinaria coincidenza che sia poi subentrata una pandemia, un tempo e degli accadimenti così straordinari. Non sappiamo bene da dove sono arrivati e dove ci porteranno, ma sappiamo di avere, noi esseri umani, grosse responsabilità in merito ad essi. Il mondo, le persone sono diventate molto, forse troppo incentrate su sé stesse».

«Se poesia vuol dire capacità di portare tenerezza, empatia e cattiveria a momenti di estrema trasparenza, come se vi passasse attraverso una luce e non si sapesse più di che pasta sian fatte le cose, allora Schulz è un poeta». Sono le parole di Umberto Eco.

«Lo incontrammo, agli inizi degli anni Novanta, a Parigi. Fu il nostro agente italiano a organizzare l'incontro, insieme si divertirono tantissimo. Poi, qualche tempo dopo, a Bologna, Umberto Eco e gli editori della rivista Linus organizzarono una conversazione all'Università. In quell'occasione Eco disse che Charles Schulz era in grado di usare il linguaggio ordinario, di tutti i giorni, per esprimere la sua arte. Trovai quel concetto molto vero. Quando era al lavoro Sparky aveva una straordinaria cura nel cercare le parole giuste, il suo lavoro sembrava perfettamente naturale, ma in realtà pensava ad ogni particolare, a ogni parola, persino al loro ordine, si chiedeva: è meglio scrivere un giorno solo o solo un giorno?»

A Roma Charles Schulz fece aspettare Federico Fellini.

«Anche quello fu un incontro organizzato dal nostro agente italiano, in occasione di una mostra a Roma. Sparky andò a giocare a golf e arrivò in ritardo, io intrattenni Fellini sino al suo arrivo e poi li lasciai soli. Si scambiarono reciproci disegni, che fecero entrambi sul momento, uno per l'altro. Erano due uomini che si ammiravano, che non parlavano la stessa lingua ma che si capivano attraverso l'arte».

Dopo la sua morte, l'arte di Charles Schulz si è tradotta in questa serie di iniziative sociali. Come l'Hospital Mural Program, in tutto il mondo, anche in Italia.

«Pazienti, dottori, infermieri, creano i murali ispirati ai Peanuts per rendere gli ambienti ospedalieri più accoglienti».

Sempre legata al mondo dei piccoli pazienti c'è l'organizzazione dei Dynamo Camp, camping di terapia ricreativa che ospitano gratuitamente bambini e ragazzi affetti da patologie gravi.

«Magari per un bambino malato è stato fatto tutto quello che è possibile dal punto di vista medico, ma è ugualmente necessario curare lo spirito, il cuore, se vuoi che abbia la forza di guarire».

Il primo Dynamo Camp italiano è in provincia di Pistoia.

«L'ammontare d'amore e cura che gli organizzatori del Dynamo Camp dedicano ai loro ospiti è davvero straordinario».

Ce l'ha lei un Peanut preferito o è come chiedere a quale figlio vuole più bene?

«Premesso che non sono una persona da particolari favoritismi - mi piace il colore blu ma non so mai che gusti di gelato scegliere - quando si tratta di pensare ai personaggi dei Peanuts devo dire che ho adottato Sally. Credo che sia dovuto al fatto che una volta chiamai Sparky my sweet baboo (mio dolce tesorino n.d.r.).

Non so da dove mi è venuto o perché l'ho detto, fatto sta che Sparky lo ha messo in una delle sue strisce, in bocca a Sally. Da quel momento, guardando Sally, vedo qualcosa di me in lei e in effetti io sono un po' come lei, come lei sono molto sensibile alle ingiustizie e tendo a distrarmi».

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