Lo chef Circiello contro le dichiarazioni del maestro Muti sui cuochi in tv

Ale dichiarazioni del direttore d'orchestra Riccardo Muti sull'invasione dei programmi di cucina in tv, risponde lo chef Circiello che ricorda l'importanza di insegnare a cucinare agli italiani

Lo chef Circiello contro le dichiarazioni del maestro Muti sui cuochi in tv

Quando vedo certi programmi della tv italiana passo a tv straniere per trovare cose di sostanza, e poi non se ne può più di cuochi e cucina. Il pubblico ormai applaude a comando: questa non è cultura, è narcotizzare la gente che avrebbe invece bisogno di una sferzata di cultura, che è la colonna vertebrale della nostra storia per non perdere l’identità di chi siamo” con queste dure parole, il grande direttore d'orchestra Riccardo Muti, in un’intervista al Messaggero, parla della tv italiana e di alcuni programmi a suo parere senza sostanza, tanto da dirsi “preoccupatissimo” per le nuove generazioni, che a suo parere: “Dovranno combattere contro l’obnubilamento generale”.

I cuochi e la cucina, fulcro della nostra identità italiana, sono quindi a suo dire privi di qualsiasi forma di cultura. Queste affermazioni durissime, non sono passate inosservate, tanto da creare reazioni da chi si è sentito colpito nel vivo della sua professione. Primo tra tutti a replicare alle dichiarazioni di Muti è stato il noto chef Alessandro Circiello che all’Adnkronos ha risposto con grande fermezza: “I cuochi italiani fanno conoscere il bello e il buono della cucina italiana al grande pubblico a casa e insegnano ai consumatori a non bruciare l'olio o a non fare la pasta scotta. La tv in cucina ha fatto bene all'Italia e al patrimonio agroalimentare e, non ultimo, alla salute degli italiani” tiene a precisare Cierciello. che attualmente è il cuoco della rubrica del sabato mattina "Buongiorno Benessere" su Rai 1, e per otto anni è stato il cuoco dei "I Fatti Vostri" e per sei di "Uno Mattina in famiglia".

La cucina in tv è ormai un must, uno dei primi programmi nella televisione italiana risale addirittura agli anni ’50 anche se erano molto diversi da quelli che ci sono attualmente. Una delle prime, che incarnava il desiderio degli italiani di cucinare fu Ave Ninchi che a metà degli anni ’70 condusse “A tavola alle 7”. La Ninchi rappresentava perfettamente la tipica donna di casa del dopoguerra, vestita come le vecchie massaie che profumavano di farina e di pasta fatta a mano.

Il programma più famoso però arrivò nel 1973 sempre con l’attrice e con il critico enogastronomico Luigi Veronelli, che con la sua cultura culinaria fu un’evoluzione dei precedenti programmi.

La struttura della trasmissione era molto simile a quella dei più attuali, e vedeva la partecipazione di due personaggi, spesso anche all’ora del mondo dello spettacolo che proponevano ricette semplici e casalinghi, con gli spettatori in studio seduti su piccoli tavolini ad assistere come fossero ad un bar.

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