"Ci sarà anche un altro sponsor"

Il Sovrintendente: "Nessuno si è tirato indietro, forte sostegno"

"Ci sarà anche un altro sponsor"

Sovrintendente Dominique Meyer, la Scala non andrà in rosso quest'anno. Quanto incide l'intervento di Esselunga?

«È fondamentale, così come lo è l'ingresso di un altro sponsor che annunceremo fra qualche giorno, l'impegno in questo caso sarà di due anni anche se spero che sia solo l'inizio di un percorso. S'aggiunga che tutti i nostri sostenitori abituali non si sono tirati indietro, anzi. Sento un forte sostegno».

Lo Stato?

«È stato molto presente penso ai ristori, Fus e Fis. E noi abbiamo fatto una programmazione ragionevole perché questo non è il momento di mostrare i muscoli, la nostra idea è sempre stata quella di proteggere la Scala».

Quindi come programmerete il seguito dell'anno?

«Ho pensato a una stagione in due parti. Una fino all'estate e durante la quale si farà di necessità virtù con allestimenti già collaudati dunque pagati o con progetti speciali come quello del Dittico di Weill. Dopo l'estate avremo progetti più impegnativi a partire dal Barbiere di Siviglia diretto da Riccardo Chailly: era previsto per aprile ma trattandosi tra l'altro di una nuova produzione lo sposteremo all'autunno. E farà il paio con il Turco in Italia di Rossini visto una sola volta nel febbraio 2020, prima del lockdown. Questo ciclo rossiniano si salderà con la prima assoluta di Fabio Vacchi, Madina».

Quanto è sostenibile - come stabilisce il Dpcm del 2 marzo - aprire i teatri a 200 spettatori al massimo?

«Non è sostenibile. È impossibile».

Il bilancio previsionale tiene conto di questa incognita?

«Non ho paura, penso che troveremo delle soluzioni. Non ho voluto programmare troppo in là per monitorare la situazione. La mia squadra sta dimostrando che possiamo fare cose complicate in poco tempo».

Cosa vede quando spinge lo sguardo oltre il presente emergenziale?

«Riccardo Chailly direttore musicale fino alla scadenza del mio mandato. E quindi le prossime quattro inaugurazioni di stazione e altri progetti di rilievo. Sto poi lavorando al calendario 2024-2025».

Il 30% del pubblico della Scala è straniero. E lì si stampa un bel punto interrogativo. Che strategie adotterà per rimediare al probabile vuoto?

«Ho pensato a un progetto sociale. Per esempio, consentiremo alle famiglie di portare i bambini a teatro pagando 15 euro a poltrona. Che è anche un modo per crescere il pubblico di domani».

Milano ha sempre avuto un ruolo trainante nel rilancio del Paese. E la Scala è una delle sue icone più forti. Sente la pressione di questa responsabilità?

«Confesso che essendo straniero questo l'ho capito gradualmente. Poi ho compreso che tutti si aspettano che la Scala abbia ruolo particolare nel rilancio della città e dell'Italia. E così mi sono detto: devi trovare i modi per dare energia e forza all'interno del teatro così da contagiare il pubblico e chi ci sta vicino.

Ho chiesto a tutti di contribuire a fare un'analisi della Scala, di sottoporla a scanner. Abbiamo fatto riunioni su riunioni e stiamo lavorando perché la Scala sia un motore di energia in un momento di tanta malinconia».

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