Folgorato da un ictus, l'anziano Andrè si riprende ma i debiti della malattia sono tanti. Troppi. La condanna è di quelle inevitabili e lui si rivolge alla figlia Emmanuèlle perché lo accompagni ad andarsene... Tout s'est bien passé di François Ozon è il primo film a portare i grandi temi sociali sulla Croisette. La morte è parte della vita e la scelta appartiene all'uomo, tesi laica. Il momento della fine è nelle mani del Creatore, interpretazione religiosa. La donna si trova a un bivio e sceglie di non negare al padre un percorso che anche le leggi proibiscono. Decide di accontentarlo nell'evitare una via crucis senza apparente alternativa.
Sophie Marceau, protagonista femminile sempre più impegnata a far dimenticare l'adolescente de Il tempo delle mele, spiega che «l'eutanasia è in realtà una decisione individuale, parte del nostro cammino di vita. Non vanno abbandonate le persone giunte all'ultimo passo. Questa storia mi ha mostrato come si può morire con dignità anche in un Paese dove è ancora illegale».
È storia vera, quella proposta dal film, in un'epoca in cui si attinge sempre più spesso dalla cronaca per compensare una crisi di creatività. E in questa prospettiva la genesi dell'opera è lunga. Il regista non ha cambiato neppure i nomi. André Bernheim, noto collezionista d'arte francese, era costretto a letto e aveva chiesto alla figlia di aiutarlo. Al termine dell'agghiacciante vicenda umana, la donna aveva trasferito in un libro le sue emozioni e, a sceneggiarlo, avrebbe dovuto essere Alain Cavalier. Nel frattempo però anche Emmanuélle Bernheim se n'era andata e Ozon ha ammesso di non essere pronto. «Ero certo che ne sarebbe nato un film bellissimo ma era una storia troppo personale e, in quel momento della mia vita non riuscivo a immaginare come farla mia». Era il 2013, un periodo in cui si misurava con storia di grande vitalità, anche se piena e problematica. Era la stagione dei problemi familiari che emergevano Nella casa, la prostituzione giovanile asse centrale di Giovane e bella, l'incrocio dei generi in Una nuova amica.
La saldatura è dunque Grazie a Dio in cui François Ozon inizia a confrontarsi con l'incrocio della spiritualità
nell'esistenza fin troppo terrena e debole di ogni uomo, dalla pedofilia del clero fino a questo film che rappresenta una frontiera importante in cui l'autodeterminazione laica è destinata a confrontarsi con i principi religiosi.
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