Non è piaciuta ai familiari delle vittime delle strage di Capaci la decisione di fare uscire nelle sale il film di Marco Bellocchio su Tommaso Buscetta, "Il Traditore", proprio nel giorno dell'anniversario dell'attentato, il 23 maggio prossimo. Le polemiche sono arrivate dopo la presentazione della pellicola al festival di Cannes. A trovarla un'operazione di marketing offensiva alla memoria di coloro che hanno perso la vita nella strage di Capaci è stato Giovanni Montinari, figlio di Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone, uno dei tre uomini, gli altri due erano Rocco Dicillo e Vito Schifani, morti con il giudice nella strage di Capaci il 23 maggio 1992.
Sul profilo Instagram di Pierfrancesco Favino, che interpreta Buscetta, il figlio Giovanni ha scritto: "Sinceramente, l'uscita nelle sale il 23 maggio è solo marketing, da orfano di quella strage mi permetto di scrivere che è decisamente offensivo. Nulla di personale, da ignorante in materia, la considero un attore fenomenale. Saluti Giovanni Montinaro".
L'attore ha voluto replicare con garbo spiegando i motivi della scelta. "Caro Giovanni credo di poterla rassicurare circa il desiderio, nella scelta della data, di omaggiare e ricordare quel giorno senza retorica e senza il desiderio di approfittare di un evento così tragico. Le assicuro anche che nel film non troverà niente che potrà farglielo pensare. La saluto con affetto e la ringrazio di avermi scritto", ha scritto Favino. Montinaro a quel punto ha controreplicato più conciliante: "Io ringrazio lei per la risposta e mi scuso, sicuramente era meglio un messaggio privato, ma deve comprendere, certi argomenti non mi permettono di riflettere. Le farò sapere che ne penso, per quello che può valere, comunque dopo il 23, capisce bene che quel giorno sono abbastanza impegnato. Saluti", ha concluso.
Nel film Il Traditore, in concorso in questi giorni a Cannes e nelle sale proprio il 23 maggio, Pierfrancesco Favino interpreta Tommaso Buscetta, il primo grande pentito di mafia e collaboratore dei giudici Falcone e Borsellino. Ma la parte stava per andare a un altro. Per convincere il regista Marco Bellocchio a ripensarci, l'attore ha fatto una cosa che non aveva mai fatto prima. "Sentivo che non era stato proprio convinto dal mio primo provino - racconta a Vanity Fair -. Sapevo che non era andato come volevo. E il fatto che non mi telefonasse nessuno era tutto tranne che un buon segno. Ero consapevole che avrei potuto giocarmela meglio e sono ricorso a una mossa a cui non mi ero mai appellato nella vita.
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