In scena, in scena! C'è ancora tempo per un'altra pièce... Guido Ceronetti ha 90 anni. E da cinquanta, da quando nel 1970 creò il Teatro dei Sensibili allestendo insieme con la moglie Erica Tedeschi i celebri spettacoli di marionette, vive e scrive per la scena. Ora è stanco, e debole, nella sua casa di Cetona, terra di Siena. Ma ha ancora voglia, pure se a fatica, di parlare di teatro. A cui non smette mai di regalare un'invenzione. Accorrete, signore e signori. E accomodatevi. Ecco le Regie immaginarie (Einaudi) di Guido Ceronetti, una raccolta di materiale inedito - testi, bozze, disegni - accumulato negli anni '90 e oggi finalmente riordinato, prima di tutto a uso di se stesso, per godere ancora una volta dei suoi autori preferiti («Ma non proprio tutti, qui manca Ibsen...»), e poi di noi lettori-spettatori, che possiamo divertirci con la visionarietà e la fantasticheria di un grande burattinaio della scrittura.
Ma che cosa sono esattamente le «regie immaginarie» di Ceronetti? «Il riassunto del mio teatro...», in qualche modo. «Se il teatro è vivo? Certo che sì. Perché è la forma più antica di espressione dell'uomo. Prima della poesia, prima del romanzo, prima di tutto. Ha viaggiato tanto, e continuerà a viaggiare». Ed eccolo, il suo teatro.
Ceronetti prende brani, scene o «passaggi» dalla grande letteratura di tutti i tempi e di tutti i Paesi, e li ri-scrive rileggendoli e li ri-legge riscrivendoli, rimontando il tutto, in maniera personalissima, per una ipotetica regia futura, sua o chissà di chi... Ogni testo con tanto di note, commenti, riflessioni a margine. Esempi. I demonî, Delitto e castigo (il sogno di Raskol'nikov dopo il delitto), Jekyll e Hyde (l'incontro di Mr Hyde con la bambina, nel primo capitolo; nota di regia di Ceronetti: «Ho caricato l'episodio per dare al massimo l'impressione di un reale contatto col Male»), oppure le Tre sorelle di Cechov (l'opera a cui dedica più spazio), o La linea d'ombra di Conrad (nota: «Nonostante ci sia racconto, paesaggio, nave ecc., una storia, tutto è talmente interiore da rendere molto improbabile una trasposizione in film»).
La regia immaginaria - dice Ceronetti - «aiuta a illuminare meglio certi testi letterari, mi aiuta ad accendere di più la lampada della conoscenza di fronte ai classici». Ma anche a dare uno spessore letterario a fatti storici o di cronaca, innalzati dalla scrittura di Ceronetti. Lo spunto può essere la foto-icona della bambina vietnamita ustionata dal napalm. Oppure la battaglia di Stalingrado raccontata da Antony Beevor o riletta attraverso le «ultime lettere» scritte da soldati tedeschi. O perfino il mistero dell'Ufo di Roswell... Nel tempo Ceronetti ha archiviato grossi dossier contenenti libri, ritagli di giornale, foto e appunti su temi che lo hanno interessato ossessivamente (anche il suicidio di Marilyn Monroe o la setta di Manson) da cui, ogni tanto, trae nuove storie.
Vuoi per una rappresentazione teatrale con marionette, vuoi per un libro, vuoi per uno spettacolo. Alcune volte realizzato, altre solo immaginato. E comunque, il prezzo del biglietto è ripagato. E per il resto: «Viva il pubblico, sempre!».Ende. Fine.
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