Lucio Dalla era omosessuale, il suo compagno si chiama Marco Alemanno e l’altroieri, nel corso della cerimonia funebre, ha commosso tutti con un discorso traboccante amore. Che questa fosse la realtà, era noto. Il cantante però aveva scelto una linea di condotta che nulla negava e nulla ostentava. Insomma Dalla, senza nascondersi, aveva deciso di non uscire allo scoperto, di non dichiararsi gay. Ci hanno pensato altri a fare outing in sua vece, dopo la morte. Con quale diritto non si sa. Si dirà: era un segreto di pulcinella. Si aggiungerà: era ridicolo descrivere Marco Alemanno come un prezioso collaboratore, il migliore tra gli amici, la presenza fissa nella vita di Dalla e via parafrasando per evitare la semplice verità. Era ridicolo, visto da fuori. Ma forse era anche rispettoso delle scelte pubbliche di Dalla. Non viviamo forse in un’epoca giustamente attenta alle regole della privacy? Anche la privacy, soprattutto quella di un morto, può andare a farsi benedire se c’è da lanciare una polemica contro la ipocrisia della Chiesa che ha accettato di concedere la sepoltura con rito cattolico all’omosessuale (non dichiarato) Dalla e concesso di parlare tra le navate di San Petronio al suo compagno (non dichiarato) Alemanno. Lucia Annunziata ha sintetizzato in televisione la questione con queste parole: «I funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in Chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con rito cattolico, basta che non dici di essere gay». A ruota le dichiarazioni più o meno indignate di esponenti vari del mondo omosessuale, dal simpatico Franco Grillini al rivendicativo Aldo Busi passando per la politicizzata Paola Concia. E così, oltre a mettere in piazza quell’omosessualità che Dalla, lecitamente, aveva deciso in buona sostanza di tenere per sé, è stato banalizzato il significato di quei funerali che sembravano, per un attimo, aver unito l’Italia. Non c’è bisogno di essere bacchettoni, e nemmeno credenti, per vedere nella decisione dell’Arcivescovo di Bologna di accogliere in Chiesa il feretro di Lucio Dalla una qualità molto diversa dalla ipocrisia: la capacità di anteporre l’uomo alla dottrina o, come ha detto ieri Padre Boschi, il peccatore al peccato.
Per la cronaca, proprio Padre Boschi, già confessore di Dalla, ha anche aggiunto che le polemiche di queste ore sono una «vendetta dei gay che volevano fare del cantante una bandiera». Povero Dalla. Dopo l’outing forzato dovrà subire anche un dibattito complottista di questo livello? Speriamo proprio di no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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