La fede woke a caccia di proseliti

Si può pensare che la cancel culture sia soltanto una moda

La fede woke a caccia di proseliti

Si può pensare che la cancel culture sia soltanto una moda: c'è chi ama i jeans strappati, chi le treccine, chi buttar giù statue di chi ci ha salvato dai nazisti. Oppure si può pensare che sia una tendenza politica, legata a certi interessi. O che sia, per dire, frutto di una poco autoironica propensione agli ossimori. Che sia qualcosa di così poco intelligente che, snobisticamnte, non vada neanche considerata, un po' come chi sostiene che un computer possa scrivere l'Amleto. C'è però anche chi, come Jean-François Braunstein, professore emerito di filosofia alla Sorbona, vede nella cancel culture qualcosa di diverso: una nuova religione. Nel suo saggio, La religion woke (edito in Francia da Grasset), Braunstein sostiene che la cancel culture sia un credo, nato nelle università americane, con i suoi dogmi, i suoi predicatori e una tendenza (allarmante) all'indottrinamento.

I dogmi della cancel culture sono noti: tutti i bianchi sono razzisti, tutti maschi sono colpevoli, tutte le minoranze sono vittime, eccetera. Uno dei punti cruciali di queste credenze è, secondo Braunstein, il fatto che l'uomo sia soltanto «la coscienza» e che quindi il corpo si possa cambiare a piacimento. Ma il punto davvero importante riguarda l'approccio. Questi dogmi infatti vengono predicati con la scarsa tolleranza tipica dei neoadepti: la nuova religione, appena fondata, è già caratterizzata dal fanatismo. La religion woke, dice Braunstein, è una religione intollerante, che non ammette il contraddittorio: non si limita a denunciare le discriminazioni (vere) o a combattere il razzismo (reale), bensì demonizza chiunque osi esprimere anche solo una perplessità sulla effettiva realtà e pertinenza della battaglia in corso. Si può ricordare, a proposito di fondamentalismo religioso, come anche i talebani fossero studenti del Corano, all'inizio: l'habitat accademico non è affatto garanzia di apertura mentale...La parte più preoccupante del ragionamento di Braunstein è però quella che riguarda l'indottrinamento: secondo il professore francese, i profeti della religion woke cercano di fare proselitismo già nelle scuole elementari, attraverso un «movimento militante» che vuole insegnare ai bambini che il genere sessuale non esiste, che ciascuno possa scegliere che genere essere.

Non sorprende: la storia insegna quanto l'ideologia, per impossessarsi dell'individuo, cerchi di manipolarlo fin da piccolo. Per essere sicura che la culture (senza cancel davanti) non possa mai sfiorarlo, nemmeno per sbaglio.

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