È una "grande trasformazione" quella che promette per la Rai il diretto generale Antonio Campo Dall'Orto. Lo fa in una lunga intervista al Corriere della sera, in cui sostiene per la televisione di Stato la necessità di essere "una macchina del tutto nuovo". Un percorso che preannuncia lungo, ma fiducioso nella "grande passione" di chi lavora nell'azienda.
Il problema della rete, secondo il dg, è di essere "ferma al modello tv, e basta". Un modello che non ritiene sufficiente nel 2015, portando la recente fiction su Lea Garofalo a esempio di come si possano ottenere buoni risultati in termini di share "rendendo evento tutto ciò che lo può essere".
"Che si tratti di un programma di informazione, di una fiction o di un programma radio, questi vanno pensati fin dalla loro origine per tutte le destinazioni possibili, dalla tv allo smartphone a internet". Questo ci si deve aspettare dalla prossima mutazione della Rai. Che forse sarà anche meno colonizzati dai talk show, che "stanno migliorando", ma "sono troppi".
Campo Dall'Orto ha le idee chiare anche per quanto riguarda i nuovi direttori.
Parla di "un giusto equilibrio tra le competenze esterne e quelle interne", pronto a valorizzare "i talenti che sono già in Rai", ma anche a portare alla direzione digitale "un manager che proviene da esperienze internazionali". Ribadendo di avere carta bianca: "Renzi l'ho sentito il 5 agosto, quando mi ha chiesto di fare il direttore generale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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